43002: SMS contro spaccio e bullismo
Dal “RisVeglio Duemila” N. 41/2014
Il 28 ottobre scorso il prefetto Fulvio Della Rocca ha comunicato, in un incontro convocato appositamente, l’istituzione da parte del Ministero dell’Interno, di un nuovo servizio sms per la denuncia e il contrasto allo spaccio di sostanze stupefacenti e ai fenomeni di bullismo.
Concretamente, chi desidera segnalare qualche “movimento sospetto” o un “torto subìto” potrà farlo inviando un messaggio gratuitamente al 43002.
La prima parola deve essere il nome, scritto per intero, del capoluogo di provincia, e successivamente, il testo del messaggio della relativa segnalazione indicando la zona urbana precisa.
A questo punto il sistema, dopo una richiesta di conferma, inoltrerà il messaggio alla questura di competenza che si attiverà, in modalità protetta, per rispondere alla segnalazione.
È sicuramente un nuovo strumento di contrasto a questi fenomeni attraverso l’uso di mezzi di comunicazione utilizzati dai giovani.
Come tutti i soggetti presenti all’incontro abbiamo plaudito all’iniziativa, che sicuramente va pubblicizzata in ogni ambiente, ma non possiamo fermarci a questo. Dal Sert sono arrivati segnali sull’uso degli stupefacenti assolutamente allarmanti. La dott.ssa Olivoni ha denunciato come fra molti giovanissimi si stia diffondendo il pensiero che consumare sostanze leggere (attraverso il cosiddetto spinello) sia una cosa assolutamente “normale, tanto lo fanno tutti” per cui il problema non è solo esterno alle scuole, ma diviene anche interno e di educazione.
Non va meglio sul fronte del bullismo quando dal Tribunale per i Minori viene segnalato che il fenomeno è sicuramente in espansione e che occorre una “azione educativa-preventiva” come strumento principe.
Penso sia assolutamente importante fermarsi a riflettere sull’aspetto educativo-preventivo.
Va benissimo avere nuovi strumenti come l’sms al 43002 ma questo non ci deve distogliere dall’attuare, ognuno nei propri ambienti (come già alcuni Istituti scolastici stanno facendo) iniziative di educazione e prevenzione.
Come Caritas abbiamo chiesto che in questi percorsi vengano coinvolte anche le famiglie perché siano non solo aiutate a riconoscere i primi segnali di disagio, ma anche perché pensiamo che l’educazione diviene prevenzione più efficace se attuata in un ottica condivisa fra tutte le agenzie educative e riconoscendo in questo le famiglie come “primo luogo educativo”.
Sicuramente nessuno di noi può nel suo ambito o ruolo educativo (genitore, insegnante, vicino di casa, commerciante, cittadino…) non sentirsi coinvolto in questa “sfida” educativa alla legalità ma soprattutto al rispetto della dignità di ogni persona.
Raffaella Bazzoni
Centro di Ascolto Caritas diocesana