Educare

Educare

Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 15/2011
 
Educare è, sempre, una questione di cuore. Chi ama poco, educa poco e male; chi non ama affatto, non educa per niente. Solo chi ama sul serio, educa davvero.
Il problema educativo, oggi, specialmente in Italia, è una questione sociale seria, che investe tutte le Istituzioni coinvolte nel delicatissimo processo evolutivo dei nostri giovani: la Scuola, la Chiesa, il complesso mondo del lavoro, le Società sportive. E’, però, senza dubbio, la Famiglia la prima, vera ‘Comunità Educante’, ma anche l’Istituto Giuridico e il contesto umano più a rischio ed esposto alle bufere dell’odierna politica nostrana, troppo distratta e colpevolmente disattenta nei confronti degli enormi disagi psicologici e morali e degli innegabili bisogni economici che oggi le persone vivono dentro le loro case.
Il Beato Papa Giovanni XXIII definiva, in modo lungimirante e profetico, la Famiglia come ‘piccola Chiesa-cellula della Società’: parole che, pur provenendo da un contesto socio-culturale ormai remoto, mantengono una straordinaria attualità pedagogica e un’urgenza applicativa impressionante.
Le cronache quotidiane (giornali e Tv) scodellano giornalmente notizie allarmanti e inquietanti, che gettano ansia e angoscia dove già c’è più che motivata preoccupazione per il futuro dei ragazzi. E non mi si venga a dire che ‘genialate’ come ‘notte rosa’, ‘notte d’oro’, ‘Happy-hours’, discoteche-liquorifici lungo i nostri magnifici lidi sono sane situazioni d’incontro, di divertimento, di crescita, di cultura’ perché diremmo una menzogna clamorosa ai danni dei giovani e delle loro famiglie (in parte corree del disastro che ogni fine settimana si rinnova come un macabro rituale sulle strade di tutt’Italia). E che dire di droghe, di secchielli che traboccano alcool di ogni tipo, di fumo sconsiderato e nottate a girovagare per locali, stradelli e statale Adriatica a denigrare quelle povere sventurate? Se ripartissimo umilmente da quell’affermazione del Pontefice, torneremmo a capire che non c’è un solo minuto da perdere e che la vita dei nostri giovani val più di ogni cosa. La vita che abbiamo donato loro non può in nessun caso essere il risultato di una imperdonabile distrazione di una notte brava, ma l’atto cosciente di chi ha accolto e concepito la vita come atto d’Amore di un Dio che crea e mai distrugge; che regala a piene mani e lascia liberi di agire; che non ha colpa alcuna sullo sfacelo cui tutti stiamo assistendo e che vede tragicamente protagonisti proprio i nostri ragazzi. E’ tempo di rimboccarsi le maniche, di tornare sui banchi istruttivi dell’esistenza e ritrovare, seppellita in ciascuno, la passione educativa che sgorga da cuori innamorati della vita altrui e che per gli altri sono capaci di offrirsi incondizionatamente. I giovani sanno capire i ‘no!’, i ‘divieti’, i permessi negati se intuiscono che non sono imposizioni autoritarie ma autorevoli testimonianze d’Amore’ che Li amiamo. Solo così smetteranno di bere, di assumere sostanze, di sbattere ubriachi con scooter e automobili contro i muri o dentro i fossi, di rientrare in case che non riconoscono. Solo così smetteranno di morire e li avremo sempre con noi. Educare è, sempre, una questione di Cuore!
Don Giovanni Desio
Direttore  ‘RisVeglio Duemila’