Opera di Religione: nuove acquisizioni

Opera di Religione: nuove acquisizioni

Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 16/2011
 
Nuove acquisizioni da presentare con breve commento in queste pagine di RisVeglio Duemila sono le seguenti:
1. L’immagine della Resurrezione di Cristo posta al centro dell’abside della Cattedrale;
2. La Cattedra con leggio di servizio ordinario a lato dell’altare maggiore in Duomo con l’ambone nuovo;
3. La illuminazione notturna di Battistero, Cattedrale e Campanile, che è una meraviglia;
4. La illuminazione notturna del portale di Santa Giustina.
Queste sono opere delle arti visibili. Ad esse vanno aggiunte le opere delle lettere, cioè le scritture dei libri. I tedeschi hanno chiamato Monumenta Germaniae Historica i monumenti letterari cioè le scritture tratte da codici manoscritti e dai testi di letteratura: si tratta di litera, ma la litera è realizzata nella imago; il patrimonio dei beni culturali della Chiesa comprende tutte e due le entità patrimoniali; Ravenna, per esemplificare, possiede l’Archivio per le scritture, e il Museo Arcivescovile per l’arte visibile. Per secoli i due tesori hanno costituito un Patrimonium unitario anche nella collocazione fisica nel solo monumentaum archetypum cioè l’Episcopium. Sulle acquisizioni nuove delle arti visibili si tornerà in altra presentazione del RisVeglio, ora, prima di Pasqua, preme recensire le due opere letterarie avvertendo i clientes, cioè gli affezionati lettori, che ci si muove sulla scorta di Sant’Agostino: la parola della Scrittura si sposa con l’opera fisica e si fa un solo sacramento, come nel Battesimo nel quale la parola trinitaria santifica le acque: accedit verbum ad elementum et fit sacramentum.
I monumenta literaria, i libri, sono due, uno composto da Mons. Guido Marchetti, Direttore dell’Opera di Religione della Diocesi di Ravenna, dal titolo: Il volto di Cristo nei mosaici di Ravenna.
Un libro singolare ed istruttivo anche perché nessun studioso, nessun storico dell’arte aveva finora tentato un’impresa simile. Si è costretti a ricordare che due studiosi tedeschi luterani avevano isolato e studiato la croce nei mosaici ravennati, ma non il solo volto di Cristo. Klaus Wessel aveva illustrato la Passione di Cristo nell’arte paleocristiana facendo affidamento quasi esclusivamente sulla Passione di Sant’Apollinare Nuovo e traducendo tutto con espressione sintetica da piacere a Martin Lutero: la vittoria sulla morte: der Sieg neber den Tod (edizioni evangeliche di Berlino, 1956). Suo collega di fede e di cultura storico-artistica, il teologo neo-testamentario Erich Dinkler, circa dieci anni dopo, concentrandosi sulla croce absidale musiva di Sant’Apollinare in Classe, avrebbe pubblicato l’opera, il cui titolo non ha bisogno di traduzione ed è Das Apsismosaik von S. Apollinare in Classe, (1964) con ‘teologia della croce’ improntata alla corrispettiva formula della tradizione luterana.
L’opera di Monsignor Marchetti isola, per così dire, il solo volto di Cristo nei mosaici ravennati e in 68 fotografie a colori, tra ritratti con contesto e ritratti particolari esaltanti in rilievo pittorico, in 76 pp. numerate, offre un sussidio splendido utile per gli studi e di servizio per catechesi e liturgia. La perfezione della fotografia a colori non deve far trascurare la rilevanza didattica e catechetica. E’ ben vero, tuttavia, che nessun compendio precedentemente pubblicato, neppure la collezione fotografica del Deichmann, pubblicata nel 1958, quale fondamentale sussidio dell’intera opera archeologica in cinque corposi volumi in vent’anni dal 1969 al 1989, ha potuto rappresentare i pregi fotografici di perfezione nei particolari e nei colori: pregi che si possono riscontrare in quest’opera ravennate. In essa risplende la perfezione del volto di Cristo anche dove successivi interventi di restauro nel tratto di 1500 anni possono avere sostituito esiguo numero di tessere. Inoltre l’Autore ha accompagnato la fotografia di compendio con una breve didascalia biblica e con un testo biblico a parte che si ispira alla testualità delle Scritture quale puntualmente si riscontra nelle letture del repertorio liturgico. E’ proprio il binomio ecclesiale Bibbia e Liturgia che costituisce la sostanza dei mosaici tradotta e tramandata da questa edizione di pregio.
Il secondo volume dell’Opera di Religione è una guida colta al Museo Arcivescovile di Ravenna. Il titolo è tanto semplice quanto veritiero: Le Collezioni del Museo Arcivescovile di Ravenna, Opera di Religione della Diocesi di Ravenna, 2011, pp. 159.
I testi sono a cura di Giovanni Gardini e di Paola Novara. I lettori di RisVeglio Duemila hanno già più volte riscontrato i contributi degli Autori in materia di archeologia e iconologia di Ravenna paleocristiana. Il contributo di Giovanni Fanti e Gian Carlo Grillini estende valenze di modernità all’opera che, oramai, fa parte di quella sterminata biblioteca promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana per illustrare l’immenso patrimonio di opere d’arte conservato nei Musei Diocesani di’Italia. RisVeglio Duemila si è ripetutamente occupato del Museo Arcivescovile ma, ora, è da questa pubblicazione che, negli studi, nella illustrazione pastorale, nella didattica delle scuole e, generalmente, in tutto il pellegrinaggio studentesco, bisogna partire per una informazione di cultura. Anche in questo volume l’Opera di Religione ha mostrato egregiamente come debba essere fatta la fruizione del suo repertorio fotografico; basta scorrere il libro sulla scorta della divisione dei reparti come offerti dall’Indice di p. 159, per ammirare l’arricchimento del Museo reso possibile dai lavori di ristrutturazione e preparazione museografica durati dieci anni.
Si deve al Direttore dell’Opera di Religione e vero conservatore del Museo quella enorme impresa che ha visto tre eventi storici degli ultimi decenni della storia della Chiesa ravennate: l’intera ristrutturazione del Palazzo Arcivescovile, la nuova sistemazione dell’Archivio Arcivescovile nel Palazzo del Seminario e la integrale ristrutturazione del Museo Arcivescovile.
Tutto gravita su quell’Episcopio ancora abbondantemente rintracciabile in tutti questi Monumenta Literaria e Monumento visibilia: l’Episcopium che esisteva già prima di Orso fondatore della cattedrale storica con il suo battistero, cioè prima del IV secolo. L’Episcopio della Sede Ravennate è il solo centro di potere che nella Ravenna Romana Repubblicana e Imperiale, Medioevale e Moderna, si ponga come città paradigmatica della storia e della cultura d’Europa: merita fin oltre ogni umana misura essere dichiarata città capitale della cultura in Europa nel 2019.
 
Don Giovanni Montanari
Archivista arcivescovile