Suor Paola ricorda il Card. Tonini
Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 27/2014
Chi, meglio di suor Paola Pasini può narrarci qualcosa di importante e ‘speciale’, riguardo a mons. Ersilio Tonini? Di seguito riportiamo un’intervista alla religiosa.
Suor Paola, dei suoi quasi cinquantuno anni come religiosa dell’Opera di Santa Teresa, quanti ne ha trascorsi accanto a mons. Ersilio Tonini e quali erano i suoi compiti?
‘Mons. Ersilio Tonini venne ad abitare nell’Opera subito dopo il suo ingresso a Ravenna, perché il Vescovado era ancora occupato da mons. Baldassarri, per cui, dal 1975 fino alla morte, avvenuta l’anno scorso, sono stata a suo servizio, pur svolgendo anche altre mansioni. Mons. Tonini fu ospitato, inizialmente, nel Reparto Sacerdoti, dove occupava una camera, uno studio e il bagno. Anche in seguito, comunque, ha vissuto in spazi ristretti all’interno dell’Opera. Io ero ‘ si può dire ‘ la sua assistente: smistavo le telefonate e le visite delle tante persone che volevano incontrarlo, fissavo o disdicevo gli appuntamenti, scrivevo al computer i suoi articoli, le sue riflessioni. Col tempo imparai a ‘tradurre’ la sua difficile scrittura, tanto che oggi sto trascrivendo una parte dei suoi scritti e delle meditazioni che appuntava quando, ogni giorno, si recava a pregare nella chiesa dell’Opera’.
Immaginiamo che non debba essere stato facile stargli accanto, perché era una persona sempre in movimento. A questo proposito, ci può raccontare qualche aneddoto?
‘Ce ne sarebbero a centinaia da scrivere. Un fatto particolare accadde nei primi anni del suo episcopato: lui diceva sì a tutte le celebrazioni delle Cresime, così accadeva che ce ne fossero due o tre allo stesso giorno e stessa ora, con i problemi e le incomprensioni che ne derivavano. Per fortuna intervenne mons. Giovanni Zalambani, che oltre a essere Direttore dell’Opera e legato da un rapporto di affetto con Tonini, era Vicario Pastorale e iniziò a celebrarne alcune. In seguito il problema fu risolto dando in mano la programmazione delle Sante Cresime alla Curia’.
Se dovesse descrivere dal punto di vista umano il card. Tonini, quali caratteristiche evidenzierebbe?
‘Di carattere sarebbe stato complesso, lo dice la sua calligrafia, ma ho capito, anche grazie a lui, che più ti avvicini a Dio più ti semplifichi. Era una persona generosa, aveva una grande umanità. Lui vedeva ogni persona con uno sguardo diverso dal nostro, con lo sguardo di Dio. Sapeva, inoltre, adattare il suo linguaggio in base alla persona che si trovava davanti, senza mai mancarle di rispetto o ostentare la sua grande cultura. Sapeva guardare nel cuore di ogni uomo e dare sempre le risposte giuste. Le faccio un esempio: venne, un giorno, dalla Lombardia, una professoressa lasciata dal marito. Era sconsolata, anche perché doveva crescere da sola un figlio. Mons. Tonini seppe risollevarla a tal punto che, in seguito, la professoressa venne a trovarlo, una volta all’anno, con i suoi studenti. Mons. Tonini dava la preferenza ai poveri, nel senso più esteso del termine. Se avevano bisogno di denaro, lui lo preparava’ in anticipo, senza preoccuparsi di che uso ne avrebbero fatto. Lui vedeva ogni persona come un tesoro caro a Dio e, in cuor suo, pensava: ‘Questi sono i figli che Dio mi manda e io li tratto come Lui vuole che li tratti’. Lui sapeva cosa vuol dire essere povero: da seminarista aveva per due volte dovuto abbandonare gli studi perché non poteva permettersi di pagare la retta. Sotto questa luce, si capiscono meglio altre sue iniziative, come l’impegno per gli indios dell’Amazzonia o per costruire un villaggio in Burundi’.
L’ufficio di mons. Tonini sembrava una biblioteca, zeppa di quotidiani, libri. Ci racconti la passione che mons. Tonini aveva per la cultura e il suo rapporto con il giornalismo.
‘Da giovane egli aveva fatto il pensiero di andare in missione, poi dovette rinunciare, perché Dio lo chiamava ad altro e lui sapeva obbedire alla Sua voce, che spesso si chiarificava attraverso le decisioni dei suoi superiori. Tuttavia, quando fu chiamato a dirigere il periodico diocesano di Piacenza, capì che poteva, da giornalista cattolico, esplicitare la sua vocazione e quella frase di Gesù ‘Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura’. Posso dire che il giornalismo fece parte del suo modo di essere sacerdote fin da subito. Testimoniò, nei suoi articoli , nelle sue conferenze, nei suoi interventi televisivi ‘ questi ultimi in particolare grazie alla collaborazione con Enzo Biagi ‘ il suo amore per la vita, per i giovani, il suo impegno per la diffusione del vangelo. Questo impegno, a lui, ma anche a me e agli altri suoi collaboratori, costava sacrificio e, a volte’ le ore piccole, perché terminava di scrivere un articolo molto tardi: amava essere preciso, sicuro di quanto scriveva’.
‘All’inizio della mia vita c’è Dio” e ‘Ragazzo, salvati l’anima’, sono due frasi che abbiamo sentito ripetere dal Cardinale. Che rapporto aveva mons. Tonini con la fede e con la preghiera?
‘Il rapporto con Dio prendeva tutta la sua vita: già verso i 15-16 anni in seminario aveva fatto una fortissima esperienza del Suo amore. Nelle sue tante meditazioni, si vede che egli parla con il Signore, del quale era innamorato. Si svegliava al mattino e ringraziava Dio, chiedendosi che cosa poteva fare per Lui. Pregava molto, senza mai stancarsi. Mons. Tonini ci ha insegnato che, al momento del giudizio finale, Dio non ci chiederà quanto abbiamo studiato, se siamo divenuti esperti della Bibbia’ ci chiederà quanto abbiamo amato. La preoccupazione più grande del cardinale, anche quando sentì la morte vicina, era che il Signore fosse contento di Lui, per essere degno, nell’aldilà, di vederlo faccia a faccia e di poterLo finalmente conoscere in pienezza’.
Infine, il legame fra mons. Tonini e l’Opera: che significato ha avuto, e che eredità ha lasciato, la presenza continua del cardinale in questa ‘Casa della carità’ fondata da don Angelo Lolli?
‘Il cardinale non ha lasciato nessuna eredità in denaro o in beni ma, a tutta l’Opera di Santa Teresa e alla chiesa di Ravenna-Cervia lascia un prezioso insegnamento: bisogna farsi prossimo, specie verso gli ultimi. Per questo, ad esempio, portava i visitatori nel Reparto Bimbi, a vedere e conoscere gli ultimi fra gli ultimi. Lì, nel servizio a quei fratelli, a tutti i sofferenti che nell’Opera si realizza ogni giorno, egli vedeva messo in pratica il comando di Gesù: ‘quello che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli l’avete fatto a me”.
Fabrizio Casanova