20 Febbraio 2014

C’è un tempo per ‘ un di più di coerenza

C’è un tempo per ‘ un ‘di più’ di coerenza
 
Dal ‘RisVeglio Duemila’  N. 7/2014
 
 
Diciamo così, ultimamente la lettura dei giornali locali consegna un’immagine della nostra Chiesa locale e dei suoi ministri che richiama ‘Forte Apache’ con i nordisti circondati e assaliti dagli indiani.
 
Pur di parlarne, si fa un minestrone di situazioni completamente diverse tra loro al solo ed esclusivo fine di screditare la Chiesa.
 
Petizioni per mandare via un prete miste a quelle per farne tornare un altro; scenari catastrofici per il biglietto unico causa di ogni male, associati a presunte convenzioni onerose per l’assistenza religiosa offerta nei luoghi di cura.
 
Situazioni diverse volutamente esasperate per dimostrare il progressivo allontanamento della gente dalla vita della Chiesa. Notizie riportate spesso in modo distorto, senza rispetto per le persone coinvolte, solo perché sacerdoti.
 
Quello che colpisce è l’insistenza e l’enfasi riservata ad alcune vicende che vedono protagonisti i preti, ma anche l’acrimonia di molti commenti del web, ove persone ‘piccole’ e pavide, forti solo dell’anonimato, si lasciano a commenti barbari e vigliacchi.
 
Potremmo finire quì, offrendo il fianco alle critiche di vittimismo cosmico e di sindrome acuta di persecuzione.
 
Rendiamo utile ciò che ci appare solo deleterio e andiamo oltre.
 
La prima riflessione è che quanto sopra stigmatizzato deriva dal fatto che la Chiesa, i cristiani in genere, i presbiteri in particolare, sono al centro dell’attenzione della nostra società.
 
Non da oggi, a dire il vero.
 
La sequela di Cristo è sempre stata oggetto di giudizi, quindi anche di scherno e di persecuzioni.
 
Certo i mezzi di comunicazione hanno potenziato gli amplificatori: si pensi alla televisione e a internet.
 
Ma non possiamo sederci sulla critica ai giornali e agli operatori dei mass media.
 
E’ doveroso andare più in profondità per recuperare la consapevolezza della responsabilità dell’essere cristiani.
 
Il punto è che siamo chiamati ad essere coerenti fino in fondo, aderendo pienamente al modello: Gesù Cristo.
 
Non vi è dubbio, per la natura stessa del loro ministero, lo devono essere i presbiteri, in quanto ministri di Dio.
 
Un di più di coerenza, che non annulla le fragilità di ciascuno e i limiti dell’umanità di ognuno, ma che invita a perseguire la perfezione, la santità.
 
Responsabili di comunità, educatori, punti di riferimento morali del nostro tempo: così la gente vede i cristiani, ma soprattutto così vede e vuole i preti.
 
Non si accontentano di uomini normali; di amministratori di beni; di ‘burocrati’ dei sacramenti!
 
Vogliono la santità del prete, vogliono l’uomo di Dio, vogliono l’uomo che conosce il cuore di Dio e per questo lo testimonia e lo fa incontrare!
 
E’ una richiesta eccessiva?
 
O forse è una domanda che interpella tutti, anche noi laici fedeli cristiani?
 
Perché un di più di coerenza è una chiamata per l’intero popolo di Dio, per la Chiesa tutta, senza distinzioni di ruoli.
 
Dove questo ‘di più’ si avvera, vi è un dono di Dio, un dono che va cercato e invocato.
 
In un mare più pulito nuotano molti pesci.
 
In una Chiesa migliore ci saranno più uomini, più preti, ma anche più laici, santi.