L’appello del Papa: ‘Mai più la guerra!’
C’è preoccupazione, angoscia nelle parole di Papa Francesco, domenica 1° settembre all’Angelus.
Si fa interprete, Francesco, del grido ‘che sale da ogni parte della terra, da ogni popolo, dal cuore di ognuno, dall’unica grande famiglia che è l’umanità, con angoscia crescente: è il grido della pace’. Un grido per dire: ‘Vogliamo che in questa nostra società, dilaniata da divisioni e da conflitti, scoppi la pace; mai più la guerra. La pace è un dono troppo prezioso, che deve essere promosso e tutelato’. Grido, ancora, che guarda alla Siria e che auspica la pace nella regione.
È un grido, la pace, che tutti i Papi hanno raccolto, a cominciare da Benedetto XV che scrive la prima enciclica sulla pace ‘Pacem Dei munus’, e bolla il conflitto mondiale, nella nota del primo agosto 1917, come inutile strage, definendo la guerra il ‘suicidio dell’Europa civile’. Pio XII dirà ai profughi e rifugiati, il 12 marzo 1944, che le sue parole ‘per scongiurare il flagello della guerra’ sono rimaste inascoltate. Giovanni XXIII alla pace dedica un’enciclica che risente del clima della guerra fredda e del braccio di ferro tra Unione Sovietica e Stati Uniti per i missili a Cuba: ‘Giustizia, saggezza ed umanità – scrive nella ‘Pacem in terris’ – domandano che venga arrestata la corsa agli armamenti, si riducano simultaneamente e reciprocamente gli armamenti già esistenti; si mettano al bando le armi nucleari; e si pervenga finalmente al disarmo integrato da controlli efficaci’.
Paolo VI è il primo Papa che parla al Palazzo di Vetro dell’Onu e grida il suo ‘mai più la guerra’. Giovanni Paolo II, a Berlino, parlerà ai berlinesi e al mondo, per dire: ‘La libertà non è un lasciapassare. Chi trasforma la libertà in un lasciapassare le ha già inferto un colpo mortale. L’uomo libero è tenuto alla verità, altrimenti la sua libertà non è più concreta di un bel sogno, che si dissolve al risveglio’. Più volte Benedetto XVI ha chiesto la fine dei conflitti, e il ritorno alla pace soprattutto in Medio Oriente, non ultimo il viaggio a Beirut. Oggi è Francesco che guarda, ancora una volta, al Medio Oriente, alla Siria. Il suo ‘mai più la guerra’ parla di sofferenza, devastazione, dolore che ‘ha portato e porta l’uso delle armi in quel martoriato Paese, specialmente tra la popolazione civile e inerme. Pensiamo: quanti bambini non potranno vedere la luce del futuro’. Condanna ‘con particolare fermezza l’uso delle armi chimiche’. E dice: ‘C’è un giudizio di Dio e anche un giudizio della storia sulle nostre azioni a cui non si può sfuggire. Non è mai l’uso della violenza che porta alla pace. Guerra chiama guerra, violenza chiama violenza’. Così chiede d’intraprendere la strada del negoziato: ‘Non è la cultura dello scontro, la cultura del conflitto quella che costruisce la convivenza nei popoli e tra i popoli, ma questa: la cultura dell’incontro, la cultura del dialogo; questa è l’unica strada per la pace. Il grido della pace si levi alto perché giunga al cuore di tutti e tutti depongano le armi e si lascino guidare dall’anelito di pace’. Per questo chiede una giornata di digiuno e di preghiera per la pace in Siria e in Medio Oriente: sabato 7 settembre: ‘L’umanità ha bisogno di vedere gesti di pace e di sentire parole di speranza e di pace’.
Fabio Zavattaro
Foto: www.iltempo.it