Rapporto Caritas 2010

Rapporto Caritas 2010 – Dati del Centro di Ascolto Diocesano

Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 8/2011
 
Continua la crisi, aumentano gli incontri con persone in difficoltà.
E’ purtroppo in continuo aumento il numero delle persone in difficoltà che nel corso degli ultimi anni si è rivolto al Centro di Ascolto Caritas, per motivi diversi e con bisogni che, pur non potendo generalizzare, spesso derivano da accentuate precarietà economiche, da inadeguate condizioni abitative o dalla sempre più diffusa disoccupazione.
Il Centro di Ascolto Caritas cerca di rispondere all’ incremento delle persone in difficoltà in modi e con risorse diverse ma sempre nel rispetto delle sue finalità: la promozione umana, la centralità della persona e la necessità di costruire con essa una relazione di fiducia costruttiva, rigettando così l’ottica del mero assistenzialismo.
I dati di seguito riportati (Per motivi di spazio, verranno descritte in modo sintetico le principali problematiche rilevate dal Centro di Ascolto diocesano. Per chi desidera consultare una più completa raccolta di dati, può consultare la versione integrale della relazione nel sito www.caritasravenna.it, disponibile anche in allegato in fondo a questa pagina) mettono in luce le situazioni di grave difficoltà delle persone e delle famiglie che si sono rivolte al Centro e che, dal 2008 ad oggi, hanno avuto una crescita esponenziale.
Le persone che si sono rivolte al CdA, nelle 294 giornate di apertura dell’ anno 2010, sono state 1.039 con un incremento dell’ 11,7% rispetto al 2009 e del 26,5% rispetto all’ anno 2008. In risposta alla precarietà economica e alle richieste di generi alimentari delle persone accolte, il Centro di Ascolto ha distribuito, sempre con la logica dell’ aiuto personalizzato e progettuale, più di 58 tonnellate di viveri, forniti principalmente dal Banco Alimentare di Imola a cui sono state aggiunte le derrate acquistate direttamente dalla Caritas ( per un importo superiore a ‘ 13.000 ), utili per soddisfare le esigenze delle persone assistite. Nel 2010 sono stati quindi consegnati 2940 pacchi viveri, con un aumento del 21% rispetto al 2009 e del 35% rispetto al 2008; è comunque da tener presente che in questi numeri non sono compresi gli aiuti alimentari distribuiti direttamente dalle singole parrocchie e le sportine pasto, distribuite durante il periodo di chiusura estiva della Mensa della Fraternità.
Sempre in risposta a situazioni gravate da forti precarietà economiche (dai dati relativi al reddito delle persone accolte si evince che nel 2010, il 29% di queste non ha nessun introito e solo l’ 1,5% ha un reddito superiore ai 1.500 ‘) il Centro di Ascolto è intervenuto in più modi, personalizzando gli interventi a seconda delle particolari esigenze delle persone o dei nuclei assistiti. Sono state saldate bollette per evitare stacchi o per permettere il ripristino di utenze già staccate (per un importo di ‘ 23.303) e si è provveduto al pagamento di canoni di affitto per impedire situazioni di sfratto ( per un valore di ‘. 3.271). Sono stati fatti interventi che hanno portato al pagamento di rette relative alle mense o al materiale scolastico (‘ 1.460), all’ acquisto di pannolini e alimenti per l’ infanzia (‘ 995), alla fornitura di medicinali (‘ 1.366) o di materiale utile per l’ igiene (‘ 697), all’ acquisto di biglietti ferroviari o di autobus (‘ 1.084) ecc.
Contrariamente a ciò che si potrebbe pensare, la povertà e le condizioni di disagio sono trasversali nel senso che interessano e possono essere vissute da tutti, a prescindere dalla generalità o dal paese d’ origine.
In un contesto come quello del CdA, in cui da sempre la presenza di persone straniere è stata fortemente predominante, significativo è l’ aumento delle presenze di persone italiane che vivono nel disagio; gli italiani infatti hanno avuto un incremento di quasi il 3% rispetto al 2009, mentre gli stranieri sono aumentati solo dello 0,3% e comunque la loro presenza rimane al 59% delle presenze totali.
Per quanto riguarda l’origine delle persone di cittadinanza straniera, sono aumentati i paesi di provenienza: erano infatti 50 nel 2008, 56 nel 2009 e sono diventati 62 nel 2010. I Paesi maggiormente rappresentati sono la Nigeria ( con 100 persone annue), quindi la Romania e di seguito il Marocco e l’ Albania. Si è impennato, inoltre, il numero delle persone originarie dell’ex Russia, in particolare dell’ Ucraina, che rappresentano il 20% di tutte le persone incontrate provenienti dai Paesi dell’ Est Europa. Diversa è l’origine delle persone accolte ma uguale è l’ accoglienza che viene a loro riservata, senza alcuna discriminazione di razza o di culto: dalla frammentarietà di cittadinanze e di provenienze, deriva inevitabilmente una diversa credenza dichiarata delle persone accolte: il 43% delle persone accolte si è infatti dichiarata di religione cattolica, il 17% di religione mussulmana e il 9,4% di religione ortodossa.
La povertà non è solo trasversale ma spesso rischia di essere dinamica o ‘cronica’: la solitudine, l’ incapacità di razionalizzare le proprie risorse, la carenza di relazioni di aiuto o l’ assenza di reti parentali, sono infatti alcuni aspetti che uniti alle difficoltà emergenti o conseguenti all’attuale crisi economica, possono far involvere le persone ed imprigionarle in una condizione di disagio, nella quale è possibile ritornare o da cui è difficile riemergere. E’ stato infatti rilevato un continuo aumento di ‘ ritorni’, ovvero di persone che si erano presentate per la prima volta al Centro 10-11 anni fa e che dopo periodi più o meno lunghi, ne hanno fatto ritorno, confidando in un aiuto per riemergere dall’ indigenza.
Oltre alla precarietà economica (che interessa il 78% delle persone incontrate), le richieste di aiuto maggiormente espresse sono da ricondurre a problemi derivanti, o comunque conseguenti, alla mancanza di lavoro (52,6%) o alle disagiate condizioni abitative delle persone accolte. In relazione a quest’ ultimo aspetto il 16,7% delle persone incontrate vive infatti in una condizione abitativa inadeguata: 129 persone hanno dichiarato di vivere una condizione abitativa precaria e tra queste, 33 hanno dichiarato di essere prive di abitazione, mentre 82 persone vivono in un domicilio di fortuna. L’8% dichiara di avere una casa di proprietà, il 42% abita in una casa affittata da privato e il 16,5% vive in alloggi popolari.
Inoltre, significativi mutamenti stanno interessando anche le forme della convivenza e dell’organizzazione domestica, indebolendo la ‘famiglia’ nella sua funzione fondamentale di tutela e di crescita dei suoi membri. Si è infatti rilevato un aumento delle famiglie disgregate che si trovano in situazioni economiche difficili: le persone separate o divorziate raggiungono infatti il 15% delle persone accolte. La disgregazione familiare tocca principalmente gli italiani (70% di separati e 52,5% di divorziati) ma in ogni caso, oltre ad evidenziare una crescente fragilità del tessuto relazionale che le persone vivono, crea ulteriori difficoltà e disagi ai membri, esponendo a maggior rischio di povertà i singoli genitori e penalizzando i figli, costretti a una crescita con meno opportunità.
A fronte di questa breve rassegna di dati è importante ricordare che una delle risorse più importanti di cui il Centro si nutre e che ha permesso al Centro stesso di funzionare quotidianamente e di rispondere all’ aumento delle situazioni indigenti, ha un valore inestimabile: il volontariato. Un sentito ringraziamento è così rivolto a tutti i volontari che con costanza e continuità hanno operato all’ interno del Centro con ruoli e mansioni diverse ma comunque importanti ai fini di un’ integrale funzionalità del servizio; un ringraziamento va anche ai all’ Associazione Pronto Intervento Caritas ‘Don Antonio Obovali’, i cui volontari si sono prodigati operando all’ interno del Cda, gestendo il Magazzino di mobili usati (messi a disposizione delle persone segnalate dal CdA stessa), garantendo inoltre la prima assistenza ai profughi segnalati dalla Questura o dalla locale Prefettura.
Un grazie particolare va anche alle persone che hanno creduto in noi portandoci offerte, viveri, vestiti e altro materiale che abbiamo poi potuto ridistribuire per rispondere al disagio.
Volontari e volontariato, cittadini e solidarietà sono stati e continuano ad essere variabili importanti che unite fra loro, offrono al CdA un valore aggiunto utile e necessario per rispondere all’ attuale crisi che ha aumentato l’indigenza, moltiplicato i bisogni e sottratto le risorse a molte, troppe persone.
A cura di Mario Fontana

Osservatorio delle povertà Caritas Ravenna