La celebrazione in memoria di Don Lolli

La celebrazione in memoria di Don Lolli
 
Dal ‘RisVeglio Duemila’  N. 16/2013
 
‘Non voglio partirmi da questo mondo senza aver spinto la barca in alto mare’. Può essere contento, dal Cielo, il Servo di Dio Don Angelo Lolli che annotava questa frase nel suo diario: lo scorso 17 aprile, nel giardino dell’Opera di Santa Teresa, Mons. Lorenzo Ghizzoni ha benedetto la nuova barca, segno tangibile dell’azione instancabile di questo sacerdote e degli straordinari frutti che ha dato da quando, il 25 gennaio 1928, prese vita quella che è definita ‘il cuore della carità della Romagna’. La barca è un ‘bragozzino’, un modello veneziano a chiglia piatta adatto per la laguna, fabbricato in loco da un falegname veneto. La benedizione è stata preceduta dalla Santa Messa, celebrata dall’Arcivescovo ‘ insieme al Direttore dell’Opera, Don Paolo Pasini e ad altri sacerdoti e diaconi ‘, in occasione del 55° anniversario della morte di Don Lolli.
Una celebrazione in cui i gesti, gli sguardi, hanno acquistato un valore profondo, come le parole di Mons. Ghizzoni durante l’omelia.
‘L’Opera ‘ ha detto ‘ è la casa dei poveri, dei più piccoli e sofferenti, appartenenti a ogni categoria sociale. E’ stata voluta da Dio e vive attraverso le persone che Egli sceglie. Qui si manifesta l’annuncio che diventa promozione della vita dell’uomo, come disse Gesù: ‘Annunciate il vangelo e guarite i malati’. Sì, perché è la carità che guida i cristiani ed essa si manifesta insieme all’annuncio della Parola’.
La carità, così evidente durante la S. Messa: le religiose, i fratelli consacrati, il personale, che accompagnano gli ospiti in carrozzella, che scambiano con loro qualche parola, sempre con il sorriso sulle labbra, che porgono loro un bicchiere d’acqua. Poi i malati stessi, che seguono con grande attenzione la celebrazione, ed alcuni di loro che offrono all’Arcivescovo quel pane e quel vino che diventeranno il Corpo e il Sangue di Cristo. Ed ancora, Mons. Ghizzoni che scambia la Pace di Cristo con tutti i sacerdoti ospitati nell’Opera, segno, questo, di grande comunione, fratellanza, fra i nostri presbiteri. La carità che, nel silenzio del quotidiano, si espande, si moltiplica: presso l’Opera di Santa Teresa non mancano i volontari che aiutano il personale e religiose/e nell’assistenza alle persone malate e/o inferme; a Faenza sta inoltre sorgendo un edificio ‘gemello’ di quello ravennate, dove troveranno aiuto tanti malati.
L’esempio per vivere in ‘stile’ di carità ci viene da Don Lolli. Mons. Ghizzoni ne ha tratteggiato tre peculiarità: ‘Egli riconobbe di avere ricevuto tanto da Dio e il Signore lo spinse ad amare gli altri, gratuitamente. Una vocazione che non nasca dalla gratitudine sarà sempre condizionata da qualche calcolo umano. In secondo luogo, fece un percorso vocazionale simile a quello di Santa Teresa di Lisieux: grazie ai continui incontri con i poveri, voluti da Dio, decise di spendere tutta la vita per loro. Infine, mi ha colpito la sua umiltà: era abituato a non apparire, a fuggire le lodi, a considerarsi l’ultimo dei preti. Se siamo umili, Dio ha lo spazio per operare. Chiediamo a Don Lolli di intercedere perché il suo operato e il suo atteggiamento di umiltà siano ancora presenti, oggi, in tutti noi’.
Dopo la benedizione della barca, si è tenuto un piccolo rinfresco offerto dall’Opera.
Fabrizio Casanova