I ‘Caschi Bianchi’
Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 11/2011
Chiara Parisi, 25 anni, originaria di Messina ma residente a Ravenna dal 2004, è partita domenica 13 marzo per l’Albania, per partecipare al progetto ‘Caschi Bianchi ‘ Corpo Civile di Pace 2010’ con l’Associazione Papa Giovanni XXIII. I Caschi Bianchi sono giovani tra i 18 e i 28 anni impegnati da oltre 10 anni in missioni di promozione della pace, dei diritti umani, dello sviluppo e della cooperazione fra i popoli. Il progetto si fonda sull’eredità lasciata dagli obiettori di coscienza, nel percorso di costituzione dei corpi civili di pace, basati su principi della difesa popolare nonviolenta all’estero, in situazioni di conflitto armato o di violenza strutturale e negazione dei diritti umani. Essi operano per la costruzione di una pace positiva, che non significa semplicemente assenza di conflitto Abbiamo incontrato Chiara pochi giorni prima della partenza e le abbiamo rivolto alcune domande.
Raccontaci qualcosa di te e dei tuoi primi contatti con i ‘Caschi Bianchi”
‘Sono nata a Messina ma mia madre ‘ che è morta l’anno scorso ‘ era ravennate. Giunta in Romagna, ho fatto gli studi universitari a Forli ‘ sono laureata in Scienze Internazionali Diplomatiche ‘ e lì ho conosciuto alcuni giovani dei ‘Caschi Bianchi’. Ho iniziato a collaborare con la Papa Giovanni per i progetti di servizio civile e ad aiutare una squadra di basket in carrozzina. Avevo già nel cuore la volontà di partire per un’esperienza come quella che farò’.
Dove andrai esattamente e in che cosa consisterà il tuo lavoro?
‘Sono in un gruppo di cinque, tre uomini e due donne. In quattro andremo a Scutari, mentre uno sarà a Tirana c’è la ‘Capanna di Betlemme’ una realtà della Papa Giovanni che si occupa di accoglienza dei senza tetto. A Scutari, invece, saremo nelle Case-Famiglia, dove ci sono gruppi numerosi composti da bambini, anziani, ragazzi, disabili’ Inoltre collaboreremo al progetto ‘Incontra la povertà porta a porta’: andremo in aiuto delle famiglie povere, facendo attività di accompagnamento e facendo conoscere i progetti solidali a loro favore. C’è un terzo progetto legato al ‘kanun’ che sono le regole di vita risalenti al 1400, una delle quali, purtroppo ancora in vigore, prevede la ‘vendetta di sangue’: se viene ucciso un familiare, i parenti si vendicano allo stesso modo con un componente maschile della famiglia dell’assassino. Ci sono in Albania, molte famiglie che restano sigillate in casa per paura di questa ‘vendetta’: toccherà a noi aiutarle, facendole lavorare nelle loro abitazioni per guadagnarsi qualcosa. In Albania è attiva l’Operazione Colomba, che si occupa di progetti di mediazione fra le persone. Resterò in Albania sino a Natale di quest’anno. Ci siamo preparati a quest’esperienza facendo formazione prima a Rimini, poi in varie parti d’Italia ‘ io sono stata un mese in una Casa Famiglia di Reggio Calabria ‘, infine, a Mercatino Conca, dove eravamo in venticinque. Va infatti precisato che sono cinquanta i giovani ‘Caschi Banchi della Papa Giovanni in partenza, verso Paesi dove l’Associazione è presente: ad esempio Bangladesh, Russia, Spagna, Croazia, Georgia’.
I Caschi Bianchi sono un corpo di pace; che cosa significa per te, questa parola?
‘E’ la voglia di vivere il conflitto (armato, come in Palestina) o la violenza strutturale (il kanun, la povertà’) attraverso la condivisione le la comprensione della realtà dell’altro, per capire la radice dei problemi. Parte da qui, credo, la possibilità di risolvere i conflitti. Si tratta di una continua opera di mediazione, fatta di conoscenza e condivisione’.
Parlaci, infine, del tuo rapporto con la comunità parrocchiale e con la fede.
‘ A Messina sono cresciuta in un ambiente molto missionario: ho conosciuto diversi sacerdoti e laici missionari e questo ha influenzato le mie scelte. Poi, a Ravenna, nella comunità del Santissimo redentore mi sono sentita accolta e questo mi ha rafforzato. Ho tanta voglia di ‘buttarmi’, di vedere come ci si può sporcare le mani toccando dal vivo la povertà e facendo qualcosa per gli altri. Per raggiungere quest’obiettivo, conto molto sulla fede in Dio, che per me è un sostegno notevole. L’evangelizzazione si vede proprio dalla fede, dalla condivisione di problemi e sofferenze’.
A cura di Fabrizio Casanova