Intervista a Suor Anastasia, superiora delle Carmelitane
Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 6/2013
In occasione dell’inizio delle Veglie di Quaresima, abbiamo intervistato la superiora del Monastero delle Monache di Carmelitane di Ravenna, Suor Maria Anastasia.
Suor Anastasia, le Veglie di Quaresima che proponete presso il vostro Monastero a partire da sabato 16 febbraio a chi si rivolgono e come sono strutturate?
‘I momenti di veglia che proponiamo per l’itinerario di Quaresima di quest’anno sono stati pensati innanzitutto per offrire a noi stesse, come comunità monastica, un tempo e uno spazio abbondanti di preghiera, di ascolto della Parola, di incontro con il Signore.
Sì, perché la preghiera non è un prodotto da offrire agli altri, ma è una realtà di benedizione, di grazia, di misericordia, da vivere.
Nel momento in cui noi ci siamo rese conto in maniera più forte, più pressante, che questa realtà della preghiera, dell’incontro con Dio, è un vero tesoro consegnato alle nostre vite, è scattato anche il desiderio di condividere tutto questo con le persone. Allora abbiamo provato a pensare a dei modi, degli spazi, dei tempi che potessero essere più adatti e favorevoli perché anche le persone potessero unirsi a noi nei momenti di preghiera.
Così sono nate le veglie per i tempi forti dell’anno liturgico, Avvento e Quaresima e anche per le feste più importanti della Vergine e di Cristo.
Si tratta di un momento di preghiera della durata di circa un paio d’ore, strutturato più o meno così: un breve spazio introduttivo, col Lucernario, accompagnato da alcuni testi della Liturgia orientale ‘ perché per noi è importante tenere aperta la comunione con tutte le Chiese di Oriente e la ricchezza della loro tradizione e della loro fede ‘, poi il canto delle Vigilie nella Liturgia monastica ‘ questa è la parte di Liturgia che noi quotidianamente facciamo al mattino alle 5, ma per renderla accessibile anche alle persone la anticipiamo alla sera prima, in forma di vigilia. Questo momento è articolato attraverso il canto dei Salmi nei Notturni, intercalati dall’ascolto delle letture della Messa della Domenica e di un testo spirituale, di solito tratto dagli scritti dei Padri della Chiesa, il che dà modo di attingere, almeno un po’, a questa duplice Fonte di acqua viva, che sono le sante Scritture e la Tradizione della Chiesa indivisa.
L’ultima parte della veglia, invece, è stata pensata come momento di condivisione; infatti dalla nostra chiesa, ci spostiamo nel parlatorio del monastero, che offre uno spazio più familiare, più intimo, in cui è possibile ascoltarsi e vedersi meglio.
A un momento di commento ‘ lectio divina ‘ su uno dei testi biblici della domenica, fa seguito un momento di condivisione, in cui tutti possono intervenire e offrire il frutto della loro riflessione e meditazione.
Così ci troviamo a vivere un’esperienza molto forte e ricca, sia per la preghiera fatta insieme, sia per il dono della Parola, che riceviamo, ascoltiamo e commentiamo insieme’.
La Quaresima richiama i quaranta giorni trascorsi da Gesù nel deserto, cioè nel silenzio, lontano da tutto e da tutti. L’uomo contemporaneo sembra invece oppresso dagli impegni, dalle preoccupazioni, non ha più tempo per sé. Sarebbe utile riscoprire la dimensione del silenzio, del raccoglimento; come è possibile farlo per chi vive la vita di tutti i giorni?
‘Mi sono trovata tante volte a parlare con persone, anche molto diverse tra loro per età, per situazioni e difficoltà e la cosa che quasi sempre emerge è proprio una necessità forte, impellente di ritrovare la via dell’interiorità, la via del cuore. Cioè quella strada invisibile, ma tanto reale, che ci conduce dalla superficie della nostra vita, delle nostre persone, alla profondità, a quel luogo segreto e intimo del nostro essere, dove abita il Signore. E’ lì che avviene il vero incontro, con noi stessi e con Dio.
Al di là degli impegni concreti di preghiera che ognuno di noi può provare a prendersi, in particolare durante un tempo importante come può essere la Quaresima, credo che sarebbe importante provare a percorrere questa strada interiore, la strada del cuore. Perché questo cammino può essere fatto sempre, dovunque ci troviamo, qualunque cosa stiamo facendo: in auto andando al lavoro; in bicicletta in mezzo al traffico; a tavola con la famiglia; mentre aspettiamo l’autobus o un figlio che esce da allenamento o da musica; mentre facciamo la fila dal fornaio.
Non è facile, eppure basta pochissimo. Sto attenta al mio respiro; provo a sentire il battito del mio cuore; invoco il Signore, usando una preghiera che mi è cara, un’invocazione, o anche solo il suo Nome: Gesù, Gesù, Gesù’ E facendo questo cerco di sentire la consapevolezza della mia dimensione interiore profonda; abbandono la superficie e scendo nel cuore. Può essere utile portare sempre con sé una piccola icona, o una croce, in tasca o nella borsa, in modo da poterla toccare, stringere, ogni tanto. Un piccolo segno della Presenza del Signore, accanto a noi, dentro di noi. E’ ovvio che più siamo nutriti attraverso tempi di preghiera quotidiani, che riusciamo a ritagliarci o che mettiamo come primo impegno nella nostra vita, più ci riuscirà facile anche vivere in questo atteggiamento di attenzione alla nostra interiorità, al nostro luogo santo del cuore, dell’anima.
Ma anche là dove gli impegni della vita non permettono di prendersi spazi di preghiera regolari, è sempre possibile fare dei bellissimi cammini di ricerca e di incontro col Signore’.
Nell’opinione comune, la Quaresima è identificata come un periodo di rinunce, sacrifici, mortificazione di sé: è davvero così, oppure, per i credenti, ha un significato più ampio, visto che ci prepara alla Pasqua di Risurrezione?
‘Mi verrebbe da dire che la è il tempo della liberazione, proprio ripensando anche a tutta la tradizione della nostra Chiesa di Occidente, che con sapienza ci accompagna nel tempo della Quaresima con la lettura del libro dell’Esodo. Però per poter vivere la liberazione, per sperimentare l’intervento del Signore sulla nostra vita, che col suo Amore ci fa uscire dall’Egitto, dalla casa delle schiavitù e ci conduce nella Terra della Promessa, è necessario prima di tutto contattare le nostre catene, prenderle fra le mani, guardarle con gli occhi bene aperti, chiamarle col loro vero nome. Catene può essere un amore, una relazione sbagliati; può essere un sentimento che fa male, che tormenta e soffoca; o abitudini, vizi, bisogni che non fanno bene, dannosi per il corpo, per la mente, per l’anima. Catene è tutto ciò che mi lega, ma non mi fa crescere, mi chiude e non mi permette di allargare gli orizzonti della mia vita, dei miei pensieri. Catene è soprattutto ciò che mi tiene lontano dal Signore. E qui scopriamo che, forse, le catene più pesanti, più dure da sciogliere, sono quelle che portiamo dentro di noi, nascoste nel cuore. E allora la Quaresima dovrebbe essere come una primavera per noi, il tempo della fioritura, della vita nuova che nasce. Le rinunce, i sacrifici hanno senso solo dentro questo orizzonte ampio, proprio come preparazione, come spazio aperto all’avvicinarsi del Signore. E’ come mettere a nudo una ferita: tolgo questo o quello, perché desidero mostrargli il mio cuore così com’è, nella sua verità più profonda. Tolgo prigionia, tolgo pesi, perché Lui possa trovarmi lì dove sono, perché possa finalmente abbracciarmi, senza sbarre nel mezzo, senza muri, senza distanze.
La Quaresima è il tempo dell’amore, il tempo in cui il Padre corre incontro a suo figlio e lo bacia. Amen’.
A cura di Fabrizio Casanova