Ufficio Famiglia: Febbraio 2013

 

Ufficio Famiglia: Febbraio 2013
Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 5/2013
 
Ufficio per la Pastorale familiare
Matrimonio, fede e amore
Nel suo discorso, tenuto a fine gennaio, ai membri del Tribunale della Sacra Rota Romana, papa Benedetto XVI ha ricordato che la cultura contemporanea, contrassegnata da un accentuato soggettivismo e relativismo etico e religioso, pone la persona e la famiglia di fronte alla questione circa la capacità stessa dell’essere umano di legarsi, e se un legame che duri per tutta la vita sia veramente possibile e corrisponda alla natura dell’uomo, o, piuttosto, non sia in contrasto con la sua libertà e con la sua autorealizzazione. E’ mentalità diffusa pensare che la persona diventi se stessa rimanendo ‘autonoma’ ed entrando in contatto con l’altro solo con relazioni che si possono interrompere in ogni momento. Il rifiuto della proposta divina conduce ad uno squilibrio profondo in tutte le relazioni umane. Al contrario, l’accoglienza della fede in Dio rende l’uomo capace del dono di sé, della mutua dedizione e fedeltà coniugale. I santi che hanno vissuto l’unione matrimoniale e familiare nella prospettiva cristiana, sono riusciti a superare anche le situazioni più avverse. Fede e carità si esigono a vicenda anche nell’unione matrimoniale, dove la fede fa crescere e fruttificare l’amore degli sposi, dando spazio alla presenza di Dio Trinità e rendendo la stessa vita coniugale ‘lieta novella’ davanti al mondo. (da Avvenire, 27/1/2013 sintesi)
 
Il matrimonio, la buona notizia
Tutti sanno che solo nell’amore è possibile trovare quella gioia piena che ciascuno cerca, tuttavia, molti sperimentano fatica, delusione e dolore. E’ una via crucis fatta di incomprensioni, conflitti, chiusure, tradimenti, rotture. Si aprono ferite non rimarginabili, si creano distanze difficili da annullate, si alzano muri di incomprensioni mai più abbattuti. Ci sono sposi rassegnati e spenti, delusi e disponibili a troncare una relazione solo fonte di sofferenza. Ma anche sposi che hanno fatto dell’amore la via quotidiana della gioia, un cammino intessuto di prove ma anche colmo di letizia. Sposi consumati dalla coniugalità, impegnati a mettere da parte le proprie rivendicazioni per accogliere con amore le richieste dell’altro. Sposi che non hanno mai rinunciato a mettersi in discussione e non si sono mai nascosti dietro il paravento delle colpe altrui. Gli ultimi dati Istat dicono che in 15 anni (1995-2010) il numero di separazioni e divorzi è raddoppiato, eppure, inaugurando il Sinodo dei Vescovi sulla nuova evangelizzazione, Papa Benedetto XVI ha detto che ‘il matrimonio costituisce in se stesso un Vangelo, una buona notizia per il mondo di oggi, in particolare per il mondo scristianizzato’. A suo giudizio ‘c’è un’evidente corrispondenza tra la crisi della fede e la crisi del matrimonio’. Dalla fede dobbiamo ripartire per ridare respiro alla relazione coniugale e stabilità alla comunità familiare. L’Occidente ha bisogno del Vangelo, ma anche di famiglie che testimoniano la bellezza dell’amore fedele e fecondo. Secondo mons. Paglia, Presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, tante famiglie ‘vivono eroicamente la fedeltà e l’impegno nel matrimonio e nella famiglia’. ‘Vanno sostenute, accompagnate e mostrate’. È questo il compito della Chiesa. Queste famiglie sono una risorsa perché, senza clamore, seminano nella vita sociale il valore della gratuità. L’amore coniugale non è solo un sentimento ma una relazione in cui ciascuno si dona e accoglie l’altro, e insieme s’impegnano ad accogliere e custodire i figli. Un vero ministero per la Chiesa, un insostituibile servizio sociale per lo Stato. Anche se a scegliere la separazione fosse l’80% delle coppie, l’amore coniugale cristiano resta fedele, fecondo, indissolubile, e quanto più si perde questa coscienza tanto più c’è bisogno di sposi che s’impegnano a tenere accesa la luce dell’amore, che porterà frutti a suo tempo.
(da S. Longobardi, Punto Famiglia, nov.-dic. 2012)
 
 ‘La colonizzazione della natura umana’
Il 26 gennaio scorso, a Trieste, è stato presentato il IV Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel mondo, intitolato ‘La colonizzazione della natura umana’ (da parte delle leggi nazionali). Assuntina Morresi, docente all’Università di Perugia, ha parlato della ‘ideologia di gender‘, secondo cui maschio o femmina, madre o padre, moglie o marito, non si è ma si diventa. L’ideologia di genere si è diffusa nei Paesi avanzati, con pressioni internazionali per far cambiare ai governi la loro tradizionale legislazione sulla procreazione, sulla famiglia e sulla vita. Dall’Europa all’America Latina, fino all’Asia, questa ideologia si appella ai diritti individuali e ad una presunta uguaglianza tra individui astratti e asessuati, privi di identità se non quella che essi stessi arbitrariamente si danno. Un fenomeno che ha carattere sovversivo dei legami sociali. Questa ideologia ora viene esportata nei Paesi emergenti e poveri, proponendo una mentalità contraria alla legge morale naturale. Secondo i dati raccolti quotidianamente in tutti i continenti, l’ideologia di genere può contare su grandi risorse economiche di lobbies internazionali e su appoggi politici di Stati e organizzazioni. Viene perfino insegnata nei manuali scolastici delle scuole pubbliche in numerosi Paesi europei. Stefano Fontana, direttore dell’Osservatorio cardinale Van Thuan, ha dichiarato che ‘l’Unione Europea è la principale finanziatrice dell’aborto nel mondo e le agenzie dell’Onu sono attivissime nel farsi da tramite di queste nuove ideologie antinaturali e antifamiliari’. Tra Cina e India, in 30 anni, mancano all’appello cento milioni di bambine grazie all’aborto selettivo. In India circa 300 mila bambine all’anno vengono lasciate morire per denutrizione. Dopo una denuncia della Commissione nazionale per i diritti del bambino, il governo dello stato del Madya Pradesh (India centrale) nel 2011 ha scoperto che nella sola città di Indore si erano eseguite 300 operazioni di genitoplastica (modificazione dell’apparato genitale per trasformarle in maschi) su bambine al di sotto di un anno di età. L’arcivescovo di Trieste, mons. Giampaolo Crepaldi, ha sottolineato preoccupato che i principi non negoziabili vengono spesso posti sullo stesso piano di altri valori e finiscono per essere stemperati in un’astratta genericità. (da Avvenire, 26/1/2013, sintesi)