Veglia di Preghiera per i Martiri Missionari

Veglia di Preghiera per i Martiri Missionari ‘Restare nella Speranza’

 
Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 10/2011
 
E’ in programma venerdì 18 marzo alle ore 20.30, nella Basilica di San Francesco a Ravenna, la Veglia di Preghiera per i Martiri Missionari, promossa dall’Ufficio Missionario della nostra Diocesi. La Giornata di Preghiera e Digiuno per i Missionari Martiri è stata fissata, quest’anno, a giovedì 24 marzo ma, per esigenze pastorali, a Ravenna è stata anticipata. Il titolo della Veglia è ‘Restare nella speranza’, il momento di preghiera e riflessione sarà presieduto dal nostro Arcivescovo Mons. Giuseppe Verucchi. Durante la Veglia si farà memoria dei missionari e delle missionarie martiri, in particolare di coloro che sono stati uccisi nel corso del 2010 (sono ben ventitre).
 
In un tempo in cui ogni verità sia pure dolorosamente conquistata, sembra frantumarsi in migliaia di verità indifferenti e si corre il rischio, in ogni momento, del diffondersi di un’apatia morale che inclina a lasciarsi trasportare dalla corrente della società e delle cose, ha senso parlare ancora di speranza?
Affrontare il tema della speranza è certamente un’impresa ardita, ma la Veglia per i Missionari lo ripropone con forza, ricordando tutti quei martiri che, con il sacrificio della loro vita, sono diventati fondatori di nuove speranze.  
‘Ogni martire porta con sé uno scandalo, come una prova fatale che Dio propone a lui, ai suoi amici, alla comunità che assiste attonita alla sua eliminazione’ (Don Gianni Cesena).
Tutta la vita di un martire è stata uno scandalo. Egli ha vissuto pienamente, perché ha compiuto il suo cammino operando tra gli altri, mantenendosi costantemente fedele ad una scelta compiuta con volontà cosciente e con una chiarezza interiore che ha reso più determinata la sua decisione.
Ha attraversato la foresta delle umane debolezze senza perdersi nell’intrico dei rovi e senza lasciare che il dolore per le ferite riportate, arrestasse il suo procedere verso la meta. Come Gesù che nell’ultima cena si mette nelle mani di un gruppo di seguaci poco affidabili, ogni martire è vulnerabile. Ha conosciuto degli uomini la codardia, il vile tradimento, la cattiveria gratuita. Ha sperimentato tante ‘piccole morti’ ma non si è lasciato abbattere, trasformando le esperienze dolorose in incoraggiamenti ad andare avanti, abbandonandosi nelle mani di Colui che per primo aveva sofferto sulla sua persona queste piaghe, che l’umanità dispersa può infliggere.
Il martire ha dato scandalo conformandosi a Cristo, perché i martiri-testimoni del Vangelo sono uomini e donne la cui identità non si fonda sul disprezzo latente dell’altro, del diverso.
Attraverso Cristo acquisisce uno sguardo sempre nuovo sul mondo e sugli uomini, ricambia l’odio, conseguenza spesso di una storia di incomprensione di non conoscenza, cercando l’incontro con le persone nell’abisso della miseria umana.
Il martire è chi ha visto, e racconta gli avvenimenti che gli hanno toccato il cuore e hanno fatto si che la sua vita si dispiegasse lungo la strada tracciata da Cristo: ‘far pane del proprio corpo’ (Anna Lena Tonelli), perché si alimenti la speranza degli e negli altri. Il martire ci ricorda di ‘Restare nella speranza’.
Come diceva Fr. Christophe Lebreton, uno degli otto monaci trappisti uccisi in Algeria: ‘Sono convinto che la Bibbia è un libro di speranza e che leggerlo ha come risultato la speranza. Ciechi e sordi come siamo, dobbiamo cominciare a sentirlo che si narra a noi e attraverso un ascolto paziente, pervenire a credere, a vedere la luce del giorno, a sperare e a farci coraggio e a metterci all’opera’.
Anna Martino
 
Per approfondire: Giornata Missionari Martiri 2011
 
 
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