Il verbo si è fatto carne. La fede nell’arte cristiana
Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 47/2012
Ricchissima è la tradizione artistica che illustra la fede nell’incarnazione di Cristo: l’annunciazione, la visitazione, l’andata a Betlemme, la nascita, l’adorazione dei pastori, l’adorazione dei magi, la fuga in Egitto, sono le sequenze principali del cosiddetto vangelo dell’infanzia.
A partire dai primi secoli dell’arte cristiana si è sviluppato un lessico iconografico straordinario che non mira solo a rappresentare i brani evangelici, ma in qualche modo li interpreta e li rende presenti all’osservatore.
Non ci deve sorprendere come molte di queste scene siano innanzitutto evocate all’interno di un contesto funerario, basti ricordare le numerose rappresentazioni all’interno delle catacombe o nei sarcofagi.
Il sarcofago Pignatta nel quadrarco di Braccioforte, per rimanere in un contesto ravennate, presenta sul fianco l’annunciazione. Maria è seduta e, mentre fila la porpora, ‘ immagine questa tratta dalla tradizione apocrifa – riceve l’annuncio da parte dell’angelo Gabriele: ‘Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine’ (Lc 1, 30-33).
Il sarcofago di Isacio, in San Vitale, presenta sulla fronte Maria in trono con il bambino e la stella; i Magi incedono solenni portando doni.
Il tema dell’annunciazione talvolta è stato accostato a quello dei protoparenti. Il Beato Angelico, ad esempio, in più di una pala d’altare, mette sullo sfondo del quadro le figure di Adamo ed Eva. Nella Pala d’altare conservata al Museo del Prado, Madrid – databile agli anni ’30 del quattrocento ‘ la scena è divisa secondo due grandi temi: l’accoglienza e il rifiuto dell’amore divino. All’interno di una esile, ma solenne architettura, è la scena dell’annunciazione: Maria è modello splendido di accoglienza della Parola di Dio. Adamo ed Eva, contrapposti alla Vergine, sono allontanati dal Paradiso. Il Catechismo della Chiesa Cattolica, al numero 494 sottolinea l’obbedienza di Maria in contrapposizione alla disobbedienza di Eva: ‘All’annunzio che avrebbe dato alla luce ‘il Figlio dell’Altissimo’ senza conoscere uomo, per la potenza dello Spirito Santo, Maria ha risposto con ‘l’obbedienza della fede’ (Rm 1,5), certa che nulla è impossibile a Dio: ‘Io sono la serva del Signore; avvenga di me quello che hai detto’ (Lc 1,38). Così, dando il proprio assenso alla parola di Dio, Maria è diventata Madre di Gesù e, abbracciando con tutto l’animo e senza essere ritardata da nessun peccato la volontà divina di salvezza, si è offerta totalmente alla persona e all’opera del Figlio suo, mettendosi al servizio del mistero della redenzione, sotto di lui e con lui, con la grazia di Dio onnipotente: ‘Come dice sant’Ireneo, ‘obbedendo divenne causa della salvezza per sé e per tutto il genere umano’. Con lui, non pochi antichi Padri affermano: ‘Il nodo della disobbedienza di Eva ha avuto la sua soluzione con l’obbedienza di Maria; ciò che la vergine Eva aveva legato con la sua incredulità, la Vergine Maria ha sciolto con la sua fede’, e, fatto il paragone con Eva, chiamano Maria ‘la Madre dei viventi’ e affermano spesso: ‘La morte per mezzo di Eva, la vita per mezzo di Maria”.
All’interno del Museo Civico di Sansepolcro è custodita una splendida ‘pala d’altare’, una terracotta invetriata attribuita alla Bottega di Giovani della Robbia (1480 circa) che si presta a letture interessanti. In alto è la scena dell’annunciazione. Al centro è la natività con l’adorazione dei pastori. In basso, in una sorta di predella, è il tabernacolo, al centro di due coppie di angeli adoranti ai quali fanno seguito San Francesco e Santa Chiara. Coloro ai quali era dato di celebrare la Messa davanti a questa pala ‘ essa era in origine nel Monastero di Santa Chiara ‘ ricevevano il dono di comprendere, più di altri, come la presenza di Cristo nell’Eucarestia era reale quanto il corpo del Figlio di Dio nato dalla Vergine. La mangiatoia con adagiato il bambino Gesù, collocata esattamente sopra al tabernacolo, univa idealmente queste due immagini mostrandole come sfaccettature di un unico mistero divino. Seguendo questa suggestione si veniva a creare inoltre un altro parallelo altamente significativo: come gli angeli con i Santi Chiara e Francesco raffigurati in adorazione dell’Eucarestia altro non riproponevano se non il gesto di Maria e Giuseppe nei confronti di Gesù Bambino, così il fedele che partecipava alla celebrazione, era invitato alla fede e all’adorazione.
In questa pala d’altare c’è un dettaglio che a mio avviso va guardato con attenzione, ovvero quello che presenta Gesù bambino deposto nella mangiatoria. Alle sue spalle l’asino e il bue sono raffigurati mentre si nutrono del fieno. Lascio che siano le parole di Benedetto XVI, tratte dal suo ultimo libro L’infanzia di Gesù, a commentare la scena: ‘Maria avvolse il bimbo in fasce. Senza alcun sentimentalismo, possiamo immaginare con quale amore Maria sarà andata incontro alla sua ora, avrà preparato la nascita del suo Figlio. La tradizione delle icone, in base alla teologia dei Padri, ha interpretato mangiatoia e fasce anche teologicamente. Il bimbo strettamente avvolto nelle fasce appare come un rimando anticipato all’ora della sua morte: Egli è fin dall’inizio l’Immolato. Così la mangiatoia veniva raffigurata come una sorta di altare. Agostino ha interpretato il significato della mangiatoia con un pensiero che, in un primo momento, appare quasi sconveniente, ma, esaminato in modo più attento, contiene invece una profonda verità. La mangiatoia è il luogo in cui gli animali trovano il loro nutrimento. Ora, però, giace nella mangiatoia Colui che ha indicato se stesso come il vero pane disceso dal cielo ‘ come il vero nutrimento di cui l’uomo ha bisogno per il suo essere persona umana. E’ il nutrimento che dona all’uomo la vita vera, quella eterna. In questo modo, la mangiatoia diventa un rimando alla mensa di Dio a cui l’uomo è invitato, per ricevere il pane di Dio. Nella povertà della nascita di Gesù si delinea la grande realtà, in cui si attua in modo misterioso la redenzione degli uomini’ (pagine 81-82).
A tutti i lettori di RisVeglio Duemila rivolgo i più sentiti auguri di Buon Natale e Felice anno nuovo.
Giovanni Gardini
Commissione diocesana d’arte sacra
giovannigardini.ravenna@gmail.com