S. Valentino 2011
Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 8/2011
I nostri tempi continuano a sorprendermi. Il 14 febbraio scorso, giorno dedicato a san Valentino, è capitato a molti di ricevere gli auguri da parenti e amici, come gesto d’affetto, come auspicio di una gioia futura, come abbraccio alla più ampia famiglia dei popoli. E’ possibile che in questa nostra società, definita dai sociologi ‘fluida’, anche l’amore venga trasformato in un generico sentimento di bene? Che non sia più la scintilla d’eternità che esce dal profondo del cuore per dare senso alla vita? La tradizionale ‘Festa degli innamorati’, organizzata a Ravenna dall’Ufficio diocesano di Pastorale per la Famiglia, ha dimostrato che l’amore umano, oltre che passione, può essere anche slancio verso quel Dio che per primo riempie d’amore le sue creature. Suddivisa in tre momenti, la serata ha avuto inizio nella Sala Gialla del palazzo Arcivescovile, dove S. E. Mons. Giuseppe Verucchi, Arcivescovo della Diocesi di Ravenna-Cervia, ha dato il benvenuto alle tante coppie di fidanzati e di sposi che hanno gremito la stanza. Originale la formula: una coppia di musicisti, Luca Loreta e Luciano Ricci, hanno cantato insieme con i convenuti tre canzoni, che poi l’Arcivescovo ha commentato con la Parola. La prima, una canta d’amore romagnola, intitolata ‘Tott u m’arcorda te’, ha suggerito al presule la citazione del noto ‘inno alla carità’ che Paolo scrisse nella prima Lettera ai Corinzi, capitolo 13: ‘Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità’ La carità è magnanima, benevola’ La carità non avrà mai fine‘. Per vivere la vocazione all’amore sponsale, un amore libero da egoismi, per avere una capacità d’amore vero, bisogna sostituire la parola ‘carità’ con ‘Dio’, e accoglierLo nella nostra vita, perché solo Dio, benigno, paziente, non geloso, ci può liberare dalle occasioni negative per vivere un amore bello e perseverante. Poi, la canzone ‘Un’avventura’, scritta da Mogol-Battisti, ha permesso a Mons. Verucchi di sottolineare il valore inestimabile dell’idea dell’amore per ‘sempre’, che la filosofia imperante del ‘relativismo’ sta cercando di distruggere, insieme con le altre vocazioni, anche religiose. Il dire che non c’è più niente di sicuro porta alla distruzione pure dell’idea di Chiesa e di famiglia. ‘Si vive bene un fidanzamento a tempo?’ ha chiesto il presule, augurando a tutti di accogliere l’amore del Signore, che viene dall’alto e ci permette di vivere bene per sempre. Dopo l’ultima canzone, ‘La ballata dell’amore vero’ di Claudio Chieffo, Mons. Verucchi ha parlato del sacramento del matrimonio, che vede un uomo e una donna impegnarsi nell’amore reciproco per tutta la vita. Dato che scende nel loro amore l’amore di Cristo, gli sposi si amano con la Sua forza. Anche se nella realtà umana c’è fragilità, ha affermato l’Arcivescovo, nel matrimonio cristiano l’amore è reso forte dalla presenza di Dio, e ha citato il brano paolino della Lettera agli Efesini, la fine del capitolo 5: ‘Nel timore di Cristo, siate sottomessi gli uni agli altri”. Come Cristo e la Chiesa si amano reciprocamente così si amano gli sposi. Il marito, seguendo l’esempio di Cristo che va in croce, si dona totalmente per aiutare la moglie a vivere bene e ad amare come la Chiesa dei santi e dei martiri. ‘Vi auguro, ha terminato mons. Verucchi, di farvi guidare da Cristo, ci guadagnerete! La seconda parte della serata si è svolta in Cattedrale, presso la Cappella del Santissimo Sacramento’. E’ stato un intenso momento di adorazione eucaristica, propiziato da musiche e riflessioni; un incontro dello Spirito che è in noi col Cristo presente sull’altare. La benedizione dell’Arcivescovo alle coppie presenti ha chiuso la parte spirituale della serata, proseguita col festoso momento conviviale presso la sala del Duomo. ‘Amatevi come io vi ho amato‘ dice il Signore Gesù. E’ questo il segreto della felicità.
Stefania Bonadonna
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