Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse.
Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia.
Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio.
Sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace. Grande sarà il suo potere e la pace non avrà fine. (Isaia 9,1-6)
La profezia di Isaia era per il popolo di Israele in esilio, in schiavitù, preso dal timore di scomparire dalla storia, abbandonato e umiliato. La profezia è stata l’incoraggiamento di Dio che ha riaperto alla speranza e al futuro: essa prometteva vita nuova e un messia che sarebbe arrivato a portare una pace senza fine. Questa promessa e questa speranza hanno sostenuto i fedeli del Signore per secoli, tanto che qualcuno ha definito l’ebraismo come la religione della speranza.
Questa sera noi festeggiamo la realizzazione di questa speranza in Gesù, il Messia, il Signore, il vero Figlio di Dio fattosi vero uomo. La Speranza di Israele si è realizzata però non solo per l’antico popolo dell’Alleanza, ma per tutta l’umanità, per tutti, per tutti! –come ci ripete spesso Papa Francesco. Nel Vangelo abbiamo letto che l’angelo annuncia ai pastori:
«Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».
E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama». (Lc 2,1-14)
Anche noi in questa solennità, mentre a Roma si apre la Porta santa in S Pietro per dare inizio all’anno di Grazia e di Speranza del Giubileo, vogliamo dare gloria a Dio e invocare la Pace per tutti gli uomini, nella certezza che Lui li ama; che lui ci ama, tutti.
- Paolo nella lettera a Tito ci dà l’interpretazione teologica di questo avvenimento, mettendo davanti a noi l’effetto, le conseguenze della nascita del Figlio di Dio per tutta l’umanità.
(Tt 2,11-14) … è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo.
Perché siamo tutti bisognosi di essere salvati, cioè liberati dal male, dai peccati, dall’egoismo che ci chiude e dalla superbia che ci acceca. E davanti a Dio, resi di nuovo suoi figli grazie al Figlio, abbiamo tutti la medesima infinita dignità. Anche se siamo molto diversi gli uni dagli altri, ciascuno però è portatore di un suo dono, e le nostre esistenze hanno senso solo se segnate dal continuo “scambio di doni”.
Infatti, all’inizio della preghiera eucaristica renderemo grazie al Padre per il Cristo, perché “nel mistero adorabile del Natale egli, Verbo invisibile, apparve visibilmente nella nostra carne, per assumere in sé tutto il creato e sollevarlo dalla sua caduta.”
E diremo: “Generato prima dei secoli, cominciò a esistere nel tempo, per reintegrare l’universo nel tuo disegno, o Padre, e ricondurre a te l’umanità dispersa.”
Oppure nel secondo prefazio del Natale diremo: “In lui risplende in piena luce il sublime scambio che ci ha redenti: la nostra debolezza è assunta dal Verbo, la natura mortale è innalzata a dignità perenne, e noi, uniti a te in comunione mirabile, condividiamo la tua vita immortale.”
È la logica dello scambio di doni, che non solo ci unisce a Cristo, alla sua natura divina, ma crea anche la rete di legami che genera la Chiesa, famiglia dei figli di Dio. Lui si è fatto come noi, per farci come lui, figli nel Figlio e quindi fratelli con tutti.
Il mistero del Natale ci apre a questa grande verità: con Cristo è apparso in tutto il suo splendore il grande dono della fraternità, dono e compito di ogni cristiano, ma desiderio spesso inconscio di ogni uomo e donna sulla terra.
Il Signore Gesù, nostro fratello universale ci modella in questo cammino sulla via della pazienza, della umiltà, del dono sincero di sé a ogni fratello o sorella, così nasce la Pace.
Ringraziamo il Signore con le parole di S. Agostino: “…quale grazia di Dio più grande ha potuto brillare a noi? Avendo un Figlio unigenito, Dio l’ha fatto figlio dell’uomo, e così viceversa ha reso il figlio dell’uomo figlio di Dio. Cerca il merito, la causa, la giustizia di questo, e vedi se trovi mai altro che grazia.” (Disc. 185)