La Giornata Nazionale degli stati vegetativi
Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 6/2012
Giovedì 9 Febbraio scorso, in un silenzio inspiegabile, l’Italia ha celebrato la seconda Giornata nazionale degli stati vegetativi, una bella notizia che, come purtroppo spesso accade, non è stata riportata dai grandi mezzi di comunicazione. La data non è casuale, infatti il 9 febbraio è l’anniversario della scomparsa di Eluana Englaro, morta per disidratazione in seguito a una sentenza della magistratura che ordinò di sospendere la sua alimentazione. Il sottosegretario alla salute, Eugenia Roccella, nella conferenza stampa del 26 Novembre 2010 alla vigila della prima Giornata nazionale degli stati vegetativi del 9 Febbraio 2011 così annunciava questa giornata: ‘per ricordare quanto è degna l’esistenza di tutti coloro che vivono in stato vegetativo e non hanno voce per raccontare il loro attaccamento alla vita’. Bellissime parole ma soprattutto parole che esprimono una verità che vuole essere da molti negata e oscurata: dare voce a chi non ha voce per dire, gridare il proprio attaccamento alla vita.
Con questa giornata si è voluto dare un pubblico riconoscimento del diritto incomprimibile di ogni cittadino a essere curato e assistito in tutte quelle condizioni in cui non può provvedere a se stesso. Oggi a loro, domani a me o a te che stai leggendo queste righe… Davanti questo alto momento di civiltà, di giustizia verso i più deboli, quelli che non possono far sentire la loro voce, anzi che non possono neanche parlare, si è come al solito sollevata una serie di reazioni negative che hanno considerato l’istituzione di questa giornata come una crociata, come un fondamentalismo fideista, o addirittura come una mostruosità. Ma come dar voce a chi non può difendersi è una mostruosità? Semmai è vero l’esatto contrario. Ma andiamo oltre e come il poeta diciamo: ‘non ti curar di loro ma guarda e passa’, sì, passiamo a una riflessione più profonda che riguardi noi stessi e la nostra identità di cristiani, di discepoli di Gesù Cristo.
L’Italia è insieme con la Polonia il paese più cattolico d’Europa, eppure in Italia attraverso lo strumento del referendum sono state approvate leggi quali il divorzio, l’aborto, e… magari tra qualche anno approveremo anche l’eugenetica o l’eutanasia o la ‘dolce morte’. Realtà che si sta già cercando di far passare con il ‘testamento biologico’ o con la nuova proposta di legge chiamata ‘dichiarazione anticipata di trattamento’ Ma come è possibile tutto questo in un paese che si dice cattolico? C’è una schizofrenia, una contraddizione fra queste leggi e essere discepoli di Gesù di Nazareth, il Signore della vita. Come è possibile che si sia arrivato a tutto questo? Credo che siano varie le ragioni ma vorrei solo soffermarmi a tre riflessioni che mi sembra possono spiegarci questa complessa realtà almeno in parte.
La prima riflessione è la mancanza di una vera conoscenza dei fatti limitandosi a prendere per ‘oro colato’ quello che dicono alla televisione o sui giornali. I nuovi ‘vangeli’ di questo tempo post-moderno. Quante volte avrete sentito dire o magari anche voi stessi l’avrete detto: ‘l’ha detto la televisione’ oppure ‘era scritto sul giornale’ come se per il solo fatto di essere una notizia annunciata dalla televisione o scritta su un giornale sia già in grado di giustificare la veridicità della notizie trasmessa. Assurdo.
Seconda riflessione. Tanti cristiani credono che sia giusto, in nome di una concezione riduttiva della libertà, lasciare la possibilità a chi la pensa diversamente di poter agire diversamente, per cui si sono sentite spesso affermazioni di questo tipo: ‘io non lo farò mai (per esempio in relazione all’aborto) ma ognuno è libero di scegliere’. Pensare in questo modo significa l’eclissi del bene oggettivo, cioè non riconoscere che esiste un bene oggettivo che va perseguito, e se non esiste un bene oggettivo significa che tutto è relativo e se tutto è relativo tutto può succedere, oggi la ‘dolce morte’ domani si negano le cure ai malati di dialisi, o si sopprimono tutte le persone diversamente abili. Ma no! Direte voi, sono cose del tutto diverse. Perché? Se si toglie il riferimento a un bene oggettivo tutto è possibile.
Ma andiamo anche un poco oltre e chiediamoci, come terza riflessione, qual’ è la funzione di uno Stato? Lo Stato è chiamato a un intervento attivo a tutela dei bisogni dei cittadini, come non lo abbiamo invocato nei suoi vari apparati comunali e provinciali in questa emergenza neve, per cui lo Stato viene investito di una funzione propria di fondazione, conservazione e promozione del bene comune, e il bene più grande è il bene della vita. Sarebbe assurdo invocare l’intervento dello Stato per l’emergenza neve ma poi non volere che lo Stato intervenga per la difesa e salvaguardia della vita umana e soprattutto di chi non ha voce per gridare il proprio desiderio di vivere comunque e in ogni modo.
Concludendo, credo che come cristiani discepoli di Gesù Cristo e contemporaneamente cittadini di uno Stato siamo chiamati a proporre a tutti i beni oggettivi nei quali noi crediamo e che la ragione ci fa riconoscere come tali senza paura della verità. In spagnolo il termine ‘lazarillo’ (che è anche il titolo di un noto romanzo anonimo ‘Il lazarillo de Tormes’ diffuso in Spagna nel 1525) significa colui che guida una persona non vedente. In questa nostra società post moderna accecata dal relativismo, dal consumismo e da un falso concetto di libertà il cristiano è chiamato a essere un ‘lazarillo’ per il bene comune e oggettivo da tramandare alle generazioni successive, per essere così fedeli alle parole dell’apostolo Pietro: ‘sappiate rendere ragione della speranza che è in voi’.
Il Dio della vita e dell’amore vi benedica.
Il Dio della vita e dell’amore vi benedica.
Don Stefano Morini