Ufficio Famiglia: Gennaio 2012
Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 2/2012
Ufficio per la Pastorale familiare
‘Il mistero di Nazareth è l’insieme di tutti questi legami: la famiglia e la religiosità, le nostre radici e la nostra gente, la vita quotidiana e i sogni per il domani. L’avventura della vita umana parte da ciò che abbiamo ricevuto: la vita, la casa, l’affetto, la lingua, la fede. La nostra umanità è forgiata da una famiglia, con le sue ricchezze e le sue povertà”(da ‘Il segreto di Nazareth’).
Papa Benedetto XVI: La famiglia è scuola di preghiera
Nell’ultima udienza generale del 2011, dopo il Natale, dinanzi a 7.000 fedeli riuniti nella Sala Nervi, Benedetto XVI ha richiamato l’esempio della Casa di Nazareth come “scuola di preghiera”, un modello ineludibile per i cristiani, perché, ha affermato, “proprio attraverso la preghiera noi diventiamo capaci di accostarci a Dio con intimità e profondità”.”La famiglia è Chiesa domestica e dev’essere la prima scuola di preghiera, così come la Santa Famiglia di Nazareth è icona della Chiesa domestica chiamata a pregare insieme”.
Educare i giovani alla giustizia e alla pace
Papa Benedetto XVI ha intitolato ‘Educare i giovani alla giustizia e alla pace‘ il Messaggio della XLV Giornata Mondiale della Pace (1/1/2012), nella convinzione che essi, con il loro entusiasmo e la loro spinta ideale, possono offrire una nuova speranza al mondo. Il Messaggio si rivolge anche ai genitori, alle famiglie, a tutte le componenti educative e formative della società. Essere attenti al mondo giovanile, saperlo ascoltare e valorizzare è un dovere primario di tutta la società, per la costruzione di un futuro di giustizia e di pace. Si tratta di comunicare ai giovani l’apprezzamento per il valore positivo della vita, suscitando in essi il desiderio di spenderla al servizio del Bene. E’ un compito, questo, in cui tutti siamo impegnati in prima persona. La Chiesa guarda ai giovani con speranza, ha fiducia in loro e li incoraggia a ricercare la verità, a difendere il bene comune, ad avere prospettive aperte sul mondo e occhi capaci di vedere ‘cose nuove’ (Is 42, 9; 48, 6)! L’educazione è l’avventura più affascinante e difficile della vita. ‘Educare’, dal latino educere, significa ‘condurre fuori’ da se stessi per introdurre alla realtà, verso una pienezza che fa crescere la persona. Tale processo si nutre dell’incontro di due libertà, quella dell’adulto e quella del giovane. Esso richiede la responsabilità del discepolo, che deve essere aperto a lasciarsi guidare alla conoscenza della realtà, e quella dell’educatore, che deve essere disposto a donare se stesso. Per questo sono necessari autentici testimoni, e non dispensatori di regole e informazioni; testimoni che sappiano vedere più lontano degli altri e che vivono per primi il cammino che propongono. Una vera educazione alla pace e alla giustizia matura anzitutto nella famiglia, poiché i genitori sono i primi educatori. ‘E’ nella famiglia che i figli apprendono i valori umani e cristiani che consentono una convivenza costruttiva e pacifica. E’ nella famiglia che essi imparano la solidarietà fra le generazioni, il rispetto delle regole, il perdono e l’accoglienza dell’altro’. Essa è la prima scuola dove si viene educati alla giustizia e alla pace. Viviamo in un mondo in cui la famiglia, e anche la vita stessa, sono costantemente minacciate e, non di rado, frammentate. Condizioni di lavoro, preoccupazioni per il futuro, ritmi di vita frenetici, migrazioni in cerca di un adeguato sostentamento, se non della semplice sopravvivenza, finiscono per rendere difficile la possibilità di assicurare ai figli uno dei beni più preziosi: la presenza dei genitori; presenza che permetta una sempre più profonda condivisione del cammino, per poter trasmettere quell’esperienza e quelle certezze acquisite con gli anni, che solo con il tempo trascorso insieme si possono comunicare. Ai genitori desidero dire di non perdersi d’animo! Con l’esempio della loro vita esortino i figli a porre la speranza anzitutto in Dio, da cui solo sorgono giustizia e pace autentiche.
La Grazia del sacramento del matrimonio nella vita quotidiana
All’inizio di gennaio, la Fondazione “Famiglia Dono Grande” ha organizzato a Sacrofano (Roma), un convegno di approfondimento teologico ed esperienziale intitolato ‘La Grazia del Sacramento delle Nozze: nello Spirito Santo pienezza di vita’. Ecco alcune considerazioni. La grazia ricevuta con il sacramento del matrimonio fa vivere le cose di tutti i giorni in modo diverso. Questa grazia di amore assume tutta la dimensione umana, abitandola con il dono dello Spirito Santo. Se una coppia cristiana vuole dare a questa grazia la possibilità di abitare tutto il suo vissuto che cosa deve fare? In che direzione deve andare per far sì che questo dono di grazia diventi grande al punto che Dio traspaia attraverso di essa, fino a dire la parola “amore” con la stessa relazione coniugale? Nel sacramento del matrimonio gli sposi hanno ricevuto il dono dello Spirito Santo che li ha configurati a immagine di Cristo Sposo della Chiesa, dono che continua in quest’azione interiore per tutta la vita, come nel giorno delle nozze. La coppia non deve far altro che assecondare l’azione dello Spirito Santo, per esserne sospinta. Gli sposi hanno la grazia, nella propria carne, di riesprimere quest’alleanza di amore; hanno il dono dello Spirito che li abilita ad assumere tutto dell’altro, ad accogliere l’altro totalmente, così come è, con la sua storia, la sua famiglia (accettata, non solo sopportata!), come ha fatto Gesù che, incarnandosi a Nazareth, ha accettato tutto della realtà di quel concreto paese. L’indissolubilità del matrimonio, non è un recinto, un condizionamento, ma un’autostrada che permette di vivere un’unità grande com’è grande l’unità di Dio, che è trino, ma uno. Si vivrà così un amore sempre più intenso, nonostante le difficoltà, i problemi di tutti i giorni. La coppia è chiamata all’indissolubilità: l’ha ricevuta come dono dello Spirito Santo col sacramento del matrimonio, ma è chiamata a farla crescere fino alla perfezione. Tutta la vita normale della coppia, allora, diventa un ordinario da vivere straordinariamente, perché abitato da una grazia straordinaria. Le piccole cose di tutti i giorni, i lavori domestici, il lavoro quotidiano, abitati da questo amore, stancano, ma non consumano; sfibrano, ma prendono senso: tutto assume una qualità diversa. Questa è la via della santità. Non si può pensare che l’amore cresca solo in qualche occasione straordinaria (un’uscita insieme, una bella vacanza…). E’ la spiritualità dell’ordinario che fa crescere, perché tutto nella vita è reciprocità, possibilità di esprimere l’amore: è vivere un amore che è veramente capace di trasformare la vita a partire da tutto ciò che è relazione. Gesù, amandoci fino a morire, ha preso su di sé i nostri peccati e li ha amati fino a portarli sulla croce con sé per salvarci. L’amore degli sposi è un amore che redime, che salva, prendendo su di sé i difetti di lui, di lei, consumandoli nell’amore. L’amore che ama fino a dare la vita l’uno all’altro produce la gioia dell’unità. E questa gioia si deve vedere, segno di un amore che sta crescendo nella maturità, secondo la grazia ricevuta dal Signore.
Lunedì 14 febbraio, ore 20.30 – Festa di San Valentino
S. E. Arcivescovo Mons. Giuseppe Verucchi invita tutti alla tradizionale Festa degli Innamorati presso la Sala Gialla del Palazzo Arcivescovile (P.zza Arcivescovado, 1, Ravenna); seguirà un momento di preghiera in Cattedrale, e un incontro conviviale presso la Sala parrocchiale del Duomo. Per informazioni chiamare Edo Assirelli al 347.7622354.
Percorso formativo spirituale per Separati e divorziati fedeli al sacramento del matrimonio
Prossimo incontro Mercoledì 25 gennaio 2012, ore 20.30-22.30. Tema: Il dolore, presso la Parrocchia di San Paolo Apostolo, Viale Berlinguer, 7 Ravenna. Per informazioni: Padre Adriano 338.3213152 – Diacono Edo 347.7622354, edo.assirelli@vodafone.it
