Il rinnovamento della Catechesi: 1° Incontro

Il rinnovamento della Catechesi: 1° Incontro

Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 36/2011
 
Commentiamo il primo incontro del Corso di formazione diocesano per i catechisti
“Le finalità e i compiti della catechesi”
 
Il primo dei cinque incontri su ‘Il rinnovamento della Catechesi’ è stato guidato, il 27 settembre scorso presso il Seminario Arcivescovile di Ravenna, dal diacono Mauro Domenichini.
Quest’anno gli incontri del Corso di Catechesi ‘ promosso dall’Ufficio Catechistico ‘ sono stati inseriti nella programmazione della Scuola di Formazione Teologica ‘San Pier Crisologo’. Il corso si concentra sul Documento Base a quarant’anni dalla sua pubblicazione. Questo documento è il primo dopo il Concilio Vaticano II e da lui è partito il progetto catechistico italiano con sperimentazione di testi per la catechesi iniziata negli anni ’70, poi riediti nel ’90 e tutt’ora in uso.
I vescovi ritengono tale documento ancora valido come partenza per la nostra impostazione catechistica. I cinque incontri del corso di formazione sono legati da un filo conduttore: i cinque capitoli del Documento Base, in cui ha particolare rilevanza il capitolo terzo. Tornando alla serata di martedì 27, quello che si è voluto analizzare e rilanciare è stata l’attualità di tale Documento Base, che, pubblicato nel ’70, nell’80 ci è stato riconsegnato intatto dai vescovi. Ci si chiede, allora, potrebbero oggi, dopo quarant’anni, riconsegnarcelo uguale? Il relatore ha individuato nella correlazione tra fede e vita il monito mai troppo ribadito alla coerenza fra professare e vivere la fede.
 Oggi il catechismo di Pio X della nostra infanzia non varrebbe più. Allora la fede era generata in famiglia, a scuola e all’ora settimanale di catechesi bastava la parte cognitiva dell’apprendere in maniera mnemonica la grammatica della fede. Dopo, con il passare del tempo, con il mutare della società, ciò non poteva più bastare. Paolo VI proclamò allora: ‘Abbiamo bisogno di testimoni’. Si sentì il bisogno di una catechesi che doveva raggiungere tutta la vita del cristiano, per vivere in una comunità dove si faccia esperienza, testimonianza. Dal 1970 al 2000 il mondo ha camminato in fretta. Cosa comporta ciò nel nostro operato? Oggi siamo invitati a una fede che non può essere senza una ‘intelligenza di fede’. La realtà di oggi non è più divisa fra praticanti e non, ma è fatta di persone che praticano ad intermittenza. Per molti si tratta di riscoprire la fede in un modo nuovo. Per altri si tratta di un secondo annuncio.
Fondamentale sarà, quindi, l’illuminazione reciproca tra esperienza e fede. L’avvio alla fede dovrà recuperare la dimensione narrativa della catechesi, dove il racconto viene prima della spiegazione e solo così può suscitare interesse. Importante è poi l’assunzione della dimensione catecumenale come educazione progressiva della persona inserita in una comunità educante. Si dovranno considerare i diversi contesti in cui si fa catechesi. Nella pratica di catechesi la correlazione tra fede e vita non si può scindere e presuppone persone che danno per scontato tale rapporto. Noi siamo e restiamo responsabili di una proposta e non della risposta. La proposta deve rimanere nella libertà. Gesù fa una proposta libera. Allora: solo chi ha assunto i cambiamenti potrà fare i passi giusti verso il primo annuncio. La fedeltà al Documento Base ci chiede da quarant’anni tutto questo.
Rossella Bassi