Esperienza in Burkina Faso

Esperienza in Burkina Faso

Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 34/2011
 
Pubblichiamo la significativa testimonianza di una ravennate, tornata da un viaggio in Burkina Faso, realizzato insieme a un gruppo di volontari.
 
‘Si educa attraverso ciò che si dice, di più attraverso ciò che si fa, ancor di più attraverso ciò che si è’. (Ignazio di Antiochia)
Un viaggio veramente insolito quello che ho avuto la fortuna di fare in Burkina-Faso, nei mesi scorsi, con un gruppo di collaudati volontari legati alla ‘MK Onlus – I Lions italiani contro le malattie killer dei bambini’: un mondo giovane pieno di bambini e di donne,di povertà e agricoltura primitiva, di abitazioni fatiscenti e qualche capretta sparsa, ma con una gran voglia di vivere che si legge sui volti sempre sorridenti.
Mi sono trovata immersa in un’esperienza nuova che cercavo da tempo ma che, a tratti, mi è anche venuta addosso. Ho tentato di conoscere, capire meglio senza tirarmi indietro e, man mano, è passato in secondo ordine l’ambiente fisico e sono prevalse le persone. La cosa che per prima mi ha colpita al mio arrivo negli orfanotrofi sono stati gli occhi dei bambini. Occhi grandi, profondi e infiniti, occhi capaci di regalarti emozioni, occhi sinceri e limpidi e che sembrano custodire il mistero delle loro storie. Ogni giornata è stata intensa e autentica: alcune sembravano un incubo, altre ti facevano sentire la presenza del Signore! Ogni incontro è stato unico, speciale, diverso. Alcune emozioni rimangono indimenticabili e custodite gelosamente.
 La ragione per la quale mi sono trovata in Burkina è che da tempo volevo fare un’esperienza umanitaria diretta per conoscere ed entrare in contatto con la sofferenza e la fragilità umana che, in alcuni momenti, può travolgere e in altri indicare la direzione da prendere. Il privilegio è stato quello di fare un’esperienza sul campo per entrare in relazione e incontrare quotidianità di persone, contesti, istituzioni. Sul posto e solo lì è possibile comprendere in modo empatico i bisogni, misurare l’efficacia degli aiuti e, soprattutto, definire fin dove è giusto spingere il cambiamento! Accettare di entrare in un contatto che in qualche modo ci tocca, ci attraversa, ma farlo con la consapevolezza che il cambiamento è possibile solo se desiderato, compreso e quindi condiviso.
Scorrono nella mia mente volti, parole, odori, rumori, colori, incontri toccanti e profondi, gli sforzi per combattere la fame e la malattia’ ogni relazione e persona mi ha lasciato una traccia di sé. Ripensando a quei giorni rivedo tutta la gente che ho conosciuto’ sento ancora la rabbia provata in un ospedale con più dipendenti che pazienti, con ambulanze tirate a lucido e reparti con animali che tranquillamente si aggiravano nei corridoi’ avrei voluto scuotere con tutta la mia forza fisica il Direttore Sanitario, avrei voluto urlare e piangere, mi sarei rimboccata le maniche per fare un minimo di pulizia. Tutto questo però senza l’umiltà di cogliere significati a me sconosciuti!
Fra tutti una figura che finirà per esserci familiare, sempre presente, solerte e puntuale, è la ‘Mamy’, una donna corpulenta avvolta nei drappi del tradizionale cotone locale, dai colori vivaci e contrastanti. Governa la foresteria e si prende cura di tutti noi, ci vede partire di buon mattino alla volta di un villaggio o di un orfanotrofio o di un ospedale sperduti nella savana, armati di tanto materiale e tanta buona volontà, ha la premura poi di accoglierci al nostro rientro con sorprese culinarie graditissime, sembra quasi voler manifestare la sua riconoscenza per i nostri intenti umanitari a favore del suo popolo. Mentre per noi, nella precarietà della situazione e lontano dagli affetti, questo senso dell’attenzione e della cura non possiamo altrimenti definire come’ materno. E’ una donna forte e dinamica, dolce e decisa, semplice ma di grandi aperture mentali. Nelle poche ore trascorse insieme mi ha generosamente regalato nuove visioni e saggezze. Per il mio tempo, industrializzato e ansioso, l’incontro è stato troppo breve ma il ricordo e l’intensità che mi ha lasciato perdura tuttora.
Nel condividere un tratto di strada di questa mia esistenza il mio cuore sorride; sì, credo proprio che ‘il vero viaggio sia dentro ognuno di noi’ e che la meta, quando coincide con il nostro cuore, sia il cammino verso la verità. La Verità che ci farà liberi! Shalom.
Antonella Zagnoli