C’è un tempo per… educare

C’è un tempo per… educare

Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 34/2011
 
Riprendono la scuola, le attività sportive, il catechismo e le attività parrocchiali.
Le famiglie non interrompono mai il loro ruolo primario, quello dell’educare.
Non so se tutti la pensiamo allo stesso modo, ma ‘crescere un bambino è una grazia, un privilegio‘ (Guy Gilbert).
C’è anche la fatica dell’educare, perché non sono tutte rose e fiori; fatica imprescindibile, senza la quale non c’è futuro di bene per l’umanità.
Una fatica a cui è dedita nella sua radice la comunità cristiana.
In particolare, in un momento tanto faticoso per le istituzioni in generale e all’inizio dell’anno scolastico, è opportuno ricordare l’enorme contributo che la nostra comunità ecclesiale in generale, i parroci in primis, offrono all’intera società per sostenere, gestire e organizzare le tante scuole materne ed elementari, parrocchiali e non.
Va detto, anche se qualcuno può storcere il naso, è anche un enorme contributo in termini di risparmio economico e finanziario per i bilanci pubblici.
E’ certamente un enorme contributo di libertà.
Il Card. Caffarra recentemente ci ha ricordato come il cuore della responsabilità dell’educatore è quella di essere ‘responsabile di fronte alla persona da educare, di condurla alla realizzazione di sé, secondo l’immagine della vera umanità‘.
E aggiunge: ‘L’educatore è responsabile della nascita di un io, di una persona; l’educatore è responsabile, è custode della verità dell’essere e della verità circa il bene della persona.’
La grandezza della missione educativa interpella tutte le agenzie educative famiglia, chiesa, scuola, associazioni, società sportive: tutti coloro che sono impegnati, dai genitori, ai catechisti, agli insegnanti hanno la responsabilità di cui sopra.
Educare non è facoltativo, non si esaurisce in un compitino, non è un mestiere, ‘è un affare del cuore‘ (S. Giovanni Bosco).
Enrico Maria Saviotti