Storia della Parrocchia di S. Apollinare in Classe
Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 27/2011
Nell’approssimarsi di sabato 23 luglio, quando si celebrerà la Festa di Sant’Apollinare, Patrono della nostra Diocesi e della regione Emilia Romagna, pubblichiamo una nota storica sulla Parrocchia di Classe, intitolata al Santo; è stata redatta da Don Roberto Ercole Lucidi, Monaco Vallombrosano che per breve tempo ha retto la Parrocchia.
Di stampato, non vi è assolutamente niente; attingo alcune informazioni dal ‘Liber Chronicus’ o ‘Cronistoria’ redatto da Don Giovanni Guberti, primo parroco e che mi permettono di scrivere queste notizie.
Erezione ente in Parrocchia
E’ durato circa 7 anni il carteggio fra la Curia Arcivescovile di Ravenna-Cervia e il Fondo Culto, prima che la Prebenda della Parrocchia di S. Agata fosse trasferita nella erigenda Parrocchia di S. Apollinare. Questo è avvenuto in forza del Decreto arcivescovile in data 4 novembre 1911, munito di Regio Assenso il 17 marzo 1912. Il Decreto Arcivescovile così iniziava: ‘Decreto di Sua Eccellenza Il.ma e Rev.ma Monsignor Pasquale Morganti’, Arcivescovo di Ravenna e Principe col quale il 4 novembre 1911 trasferiva alla Basilica di S. Apollinare in Classe la vacante Parrocchia Urbana di S. Agata, assegnandole popolazione e territorio stralciato dalla Parrocchia di S. Rocco. Questo Decreto è stato poi confermato da Vittorio Emanuele III in data 17 marzo 1912. Qualche anno dopo e precisamente il 10 marzo 1918 con Decreto dell’Arcivescovo Mons. Pasquale Morganti fu istituita la ‘Congregazione’ della Parrocchia di S. Apollinare che veniva staccata da quella di Campiano e così veniva ad assumere come dipendenze: 1) la Rettoria della Madonna dell’Albero; 2) la Parrocchia di S. Maria in Porto Fuori e 3) la Parrocchia di S. Giuseppe in Porto Corsini. I Parroci che si sono succeduti nella Parrocchia di Classe sono stati: Don Giovanni Guberti (1914-1956); Mons. Giovanni Zambotti (1956-1962); erano entrambi sacerdoti diocesani. Ad essi sono subentrati, nella cura delle anime, i Monaci Benedettini di Vallombrosa. In ordine: p. Enrico Baccetti (1962-1966), p. Ildebrando Vincenzo Cascavilla (1966-1984); p. Pietro Rodolfo Latini (1984-1989); p. Emanuele Gianfanco Furia (1989-1993); p. Carlo Paolo Di Re (1993-1995); p. Roberto Ercole Lucidi, Amm.re Parr.le dal 1995 al 1998; fra il 1998 e il 1999 la Parrocchia è stata affidata ai Monaci Paolini; dal 12 settembre 1999 il Parroco è Don Mauro Marzocchi, Sacerdote diocesano.
Storia della Parrocchia
Per capire e rendersi conto della vastità della e del territorio di una Parrocchia è necessario rifarsi alle Visite Pastorali che danno sempre un quadro molto completo e organico. La prima Visita Pastorale fu fatta dall’Arcivescovo Mons. Pasquale Morganti subito dopo che fu eretta in Parrocchia la Basilica di Sant’Apollinare in Classe Fuori e terminò il 15 maggio 1915. Da questa Visita possiamo subito vedere i confini: il Mare Adriatico, Fosso Ghiaia, il Dismano, il vicolo Brandolini, lo scolo Lama fino all’imboccatura del Ronco, seguendo il corso delle acque fino all’Adriatico. La Parrocchia dipendeva dal Vicariato di Campiano, ma comprendeva Madonna dell’Albero, distante circa due chilometri e con 1200 persone circa. La Parrocchia di S. Apollinare era composta da 1000 persone circa e coloro che frequentavano la chiesa nei giorni festivi era il 9% circa. Il cronista (Don Giovanni Guberti), annota che i suoi parrocchiani erano molto più attivi nella politica e poco interesse lo riservavano alle cose di Chiesa. A vari anni di distanza fu fatta la seconda visita da parte di Mons. Antonio Lega e terminata l’11 dicembre 1938. Riguardo alla popolazione viene riportato il numero di 1500-1600 anime con trecento famiglie. La Parrocchia è in continuo aumento per i vastissimi latifondi sprovvisti di case coloniche. La terza Visita Pastorale, ad opera di Mons. Giacomo Lercaro, si concluse il 2 luglio 1950. Questi i dati più rilevanti: i confini sono gli stessi, la popolazione si aggira sulle 2500 anime; parte di esse però sono di Fosso Ghiaia e di Ponte Nuovo. La media è di 4-5 persone per nucleo familiare. Il carattere professionale prevalente è il bracciantato agricolo e perciò, la ‘dipendenza’ di Ponte Nuovo ha serie difficoltà a recarsi in chiesa, essendo la via Romea Sud sempre più trafficata da automobili. La quarta Visita Pastorale fu conclusa da Mons. Egidio Negrin l’11 marzo 1956. I confini della Parrocchia sono stati ridimensionati, per l’erezione di due nuove parrocchie: San Severo in Ponte Nuovo e S. Maria Goretti in Fosso Ghiaia. Dopo molti anni, è stata effettuata una Visita Pastorale dall’Arcivescovo Mons. Luigi Amaducci, conclusasi il 17 gennaio 1993. In quest’ultimo periodo c’è stato un forte sviluppo in tutto il comprensorio e ciò sia in riferimento ai confini della Parrocchia sia anche al sistema di urbanizzazione e razionalizzazione da parte del Comune di Ravenna. Il numero attuale degli abitanti ufficiali è di 2700 anime, ma certamente supera un po’ le 3000 unità, suddivise in più di 1050 famiglie. L’ultima Visita Pastorale è stata compiuta da Mons. Giuseppe Verucchi nel 2009.
Alcuni fatti ed eventi straordinari
Durante i primi 30-40 anni di vita della Parrocchia si assistette a vari avvenimenti straordinari. Io qui li riporto brevemente.
37° Cinquantenario di S. Apollinare
Il primo evento in ordine di tempo, fu la celebrazione del 37° Cinquantenario di S. Apollinare, celebrato nel mese di luglio 1924. Il 25 aprile era stata fatta l’estrazione delle reliquie del Santo, dovendole portare da Classe al Duomo di Ravenna per solennizzare questa ricorrenza. Viene fatta questa descrizione: ‘Le ossa del Santo sono molto oscure e friabili: segno evidente di mala conservazione prima che fossero collocate in luogo asciutto. Dal loro esame risulta che il Santo fu persona alta e robusta’. Il giorno 31 luglio, dopo una settimana di celebrazioni, le reliquie di S. Apollinare furono riposte entro l’altare maggiore alla presenza delle autorità civili e religiose.
Inaugurazione delle campane
Riassumo la storia delle tre campane vecchie, oltre le due piccole che si suonano ancora a corda, e la quarta campana collocata dai Monaci Benedettini di Vallombrosa. Dopo che i monaci Camaldolesi ebbero costruito il monastero in città (l’attuale Biblioteca Classense) presero con sé anche le tre campane che utilizzarono fino alla soppressione prima napoleonica e poi dello Stato italiano; dopo col cambio di alcuni quadri diventarono proprietà del Comune di Ravenna. Appena fu fatto il primo parroco nella persona di Don Guberti, questi cercò in tutti i modi di riavere quelle campane e le riebbe solo nel 1924; furono inaugurate di nuovo il 14 maggio 1927.
Ix Centenario della morte di San Romualdo (+1027)
Molto risalto fu dato a questa ricorrenza nella chiusura delle feste centenarie che si celebrarono a Classe il 13 febbraio 1928. In mattinata fu portata la reliquia di San Romualdo e fu celebrato dall’Abate degli Eremiti di Camaldoli R. P. Evangelisti il Pontificale Solenne con la partecipazione dei Monaci, sacerdoti, Benedettini di S. Maria del Monte di Cesena, dei Salesiani e di tutti gli altri religiosi presenti nel comprensorio.
II Guerra Mondiale
Il 31 dicembre 1942 si dovette ricorrere alla ‘Difesa antiarea della Basilica’. Infatti all’attacco pratico, la Basilica fu sottoposta a cannoneggiamento da parte di entrambi gli avversari (tedeschi e inglesi) schierati sul Fosso Ghiaia e sui Fiumi Uniti. La Basilica ricevette oltre 200 granate sulle fiancate e sul campanile ma rimase completamente salva l’abside. Il 19 novembre 1944 gli alleati occuparono Classe; ma prima che i tedeschi si ritirassero, la Basilica passò, forse, il suo momento peggiore. Don Guberti fa una nota particolareggiata: ‘Nel penultimo giorno che Classe era ancora in mano alle forze tedesche mi si presentò un soldato delle SS, certo Wjlly, che era stato già un mese in canonica. Era verso sera: mi disse di essere venuto per ordine superiore a minare il campanile: aveva infatti una cassettina di tritolo. Lo scongiurai di non darmi un simile dispiacere per la nostra vecchia amicizia. Lo invitai in sacrestia, dove erano rifugiati i miei parrocchiani che avevano del vino molto buono, che gliene avrebbero dato a volontà. Accettò e i miei parrocchiani furono larghi nell’offrirgli pizza salata e vino di varie qualità. Bevve abbondantemente, tanto che dimenticò la sua missione. Quando ripartì, mi disse: e ora che ne faccio di questo tritolo? Gli soggiunsi: buttalo nel fosso. Barcollante, ripartì e buttò il tritolo nel fosso: il campanile e la Basilica erano salvi’. Il merito e la strategia si devono completamente alla presenza di spirito e al coraggio di Don Guberti.
14° Centenario della consacrazione della Basilica
Le celebrazioni sono state fatte fra l’8 e il 15 maggio 1949. Le celebrazioni sono state aperte ufficialmente il 7 maggio alla presenza del Card. Eugenio Tisserant e dopo i canti, l’incensazione e le altre cerimonie previste, le sacre reliquie del Santo sono state portate a S. Vittore di Ravenna, dove sono rimaste alla venerazione dei fedeli fino al giorno 14, quando sono state riportate nella Basilica di Classe e riposte sotto la mensa dell’altare. Un solenne pontificale terminava queste celebrazioni il 15 maggio, sotto la presidenza dell’Arcivescovo Mons. Lercaro.
Io mi fermo qui; tutti conoscono i fatti più recenti e che si possono rintracciare nei quotidiani e in altre fonti. Quanto sono venuto scrivendo è difficile trovarlo pubblicato, se non qualche breve notizia nel libro di Dino Guerrino Molesi dal titolo ‘Ravenna nella Seconda Guerra Mondiale’ stampato nell’aprile 1974.
Don Roberto Ercole Lucidi, vallombrosano
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