Papa Francesco conferisce il Pallio al nostro Arcivescovo
Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 26/2013
Sabato 29 giugno, nella solennità dei Santi Pietro e Paolo, Papa Francesco ha conferito il pallio a 35 arcivescovi, fra i quali anche Mons. Lorenzo Ghizzoni, Arcivescovo della Diocesi di Ravenna-Cervia.
Il pallio (dal latino pallium, mantello di lana) è un paramento liturgico usato dalla Chiesa cattolica, costituito da una striscia di stoffa di lana bianca con piccole croci di colore nero che si porta sulle spalle. Rappresenta la pecora che il pastore porta sulle sue spalle come il Cristo ed è pertanto simbolo del compito pastorale di chi lo indossa. Il Vescovo di Roma lo concede solo ad alcuni arcivescovi metropoliti ai quali viene conferita l’autorità su altri vescovi. In Emilia Romagna la sede arcivescovile è a Bologna ma in via eccezionale anche a Ravenna viene conferito questo privilegio, perché qui Apollinare per primo ha rivestito la carica episcopale, tra il II e il III secolo d.C.
In occasione di questo importante evento l’Ufficio Pastorale del Turismo (diretto da Don Arienzo Colombo, coadiuvato da Licia Olmi e Serena Tirapani) ha organizzato un pellegrinaggio a Roma al quale hanno partecipato ben 300 persone, che hanno potuto assistere al rito del conferimento del pallio all’interno della basilica di San Pietro. Gli arcivescovi che lo hanno ricevuto provenivano da Messico, Brasile, Argentina, Croazia, Bolivia, India, Stati Uniti, Nigeria, Canada; due gli italiani, il nostro Mons. Lorenzo Ghizzoni e Mons. Giuseppe Petrocchi de L’Aquila, mentre all’Arcivescovo vietnamita di Huê, Mons. François Xavier Lê Văn Hông, che non è potuto essere presente, il pallio è stato consegnato nella sua sede metropolitana.
La cerimonia, molto complessa e celebrata prevalentemente in lingua latina, si è aperta con i riti di introduzione in cui è stata pronunciata la frase rivolta da Gesù a colui che guiderà la Sua Casa: ‘Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le forze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli’, dopodiché il Cardinale protodiacono ha presentato al Santo Padre i Metropoliti e i diaconi hanno portato al Papa i palli presi dalla Confessione di San Pietro, che li ha benedetti con una preghiera, poi si è svolta la cerimonia di imposizione del pallio sulle spalle di ciascun Arcivescovo, il momento più suggestivo e più atteso, in un silenzio irreale in cui si udiva solo la voce di Papa Francesco, con la sua caratteristica cadenza argentina.
La celebrazione della Santa Messa, attraverso la lettura degli Atti degli Apostoli in cui si narra dell’angelo di Dio che salva Pietro dalle mani di Erode e della Seconda Lettera di San Paolo a Timoteo in cui scrive: ‘Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede’ e infine il Vangelo di Matteo in cui Gesù chiede ai suoi discepoli ‘Voi chi dite che io sia?’ e Pietro lo riconosce come figlio di Dio, ecco, queste parole sono suonate particolarmente intense e vibranti perché commentate dal Pontefice con semplici e toccanti parole. ‘Cari fratelli e sorelle celebriamo la solennità di Pietro e Paolo, patroni della città di Roma, e la presenza di arcivescovi da tutto il mondo ed è una gioia, come a Pentecoste. Oggi la fede parla in tutte le lingue. Ringrazio Bartolomeo I, presente qui con una delegazione, saluto le autorità locali, ringrazio gli animatori liturgici di Lipsia che accompagnano la Messa con i loro canti.
Sul ministero petrino possiamo fare tre riflessioni basate sulla confermazione: il conferimento della fede, innanzitutto. Il ruolo di Pietro ha il suo fondamento nella confessione di fede che spinge Gesù ad affidargli la costruzione della sua Chiesa. Secondo, la capacità di affidarsi completamente a Lui e l’abbandono della logica umana. Quando Pietro vuole seguire i suoi pensieri, infatti, Gesù lo riprende e gli dice ‘Vade retro’. Infine, nella lettura della lettera di Paolo la frase ‘Ho combattuto la buona battaglia’ si riferisce non a una battaglia portata avanti con la forza delle armi, ma con quella del martirio e della fede conservata attraverso l’amore’. Un tema che il Papa riprenderà più tardi, durante l’Angelus, pronunciato in via eccezionale di sabato, perché giorno di festa in tutta Roma, quando dirà che la fede e la parola di Dio si sono diffuse nel mondo grazie all’amore perché Dio è amore, grazia e misericordia ed è questa fede che Pietro e Paolo hanno voluto testimoniare a costo della vita.
Sempre durante l’Angelus, il Pontefice ha ricordato ancora la delegazione della Chiesa ortodossa di Barolomeo I e ha chiesto di recitare un’Ave Maria per essa, così come ha chiesto nuovamente di pregare la Madonna per gli Arcivescovi metropoliti che avevano appena ricevuto il pallio e ha ringraziato i pellegrini che avevano voluto accompagnarli, promettendo di pregare per le loro comunità, in modo particolare per quelle dell’Africa centrale, in questo periodo duramente provate.
Poco prima dell’Angelus, in piazza San Pietro, Mons. Lorenzo Ghizzoni è venuto a salutare i pellegrini della sua Diocesi, ha mostrato il pallio appena ricevuto, sottolineando come esso non sia solo un simbolo di cura e di attenzione per la propria comunità, ma rappresenti anche il giogo e la grande responsabilità che il pastore ha sulle spalle e che deve accettare di portare per amore di Cristo, della sua Chiesa e dell’umanità.
Anna Cavallo








