Dal “RisVeglio Duemila” N. 26/2015
La scorsa settimana è giunto a Ravenna, per alcuni giorni, mons. Lino Panizza, che da diciotto anni è il Vescovo della Diocesi di Carabayllo, nella città di Lima, capitale del Perù. È proprio in quel territorio – dove già l’estate scorsa un gruppo di ravennati guidati da don Stefano Morini ha trascorso una quarantina di giorni facendo esperienza di servizio, quindi in piena missione – che sorgerà la nuova missione diocesana fortemente voluta e sostenuta dal nostro arcivescovo. Il gemellaggio fra la Chiesa di Ravenna-Cervia, che tutta intera sostiene la missione, e quella di Carabayllo si solidifica sempre più. Nelle prossime settimane partirà per Lima don Stefano Morini, per dare il via il progetto; in seguito lo raggiungeranno quattro laici, che lo affiancheranno. La missione diocesana partirà però, ufficialmente, solo nel prossimo ottobre. Per saperne di più, abbiamo intervistato mons. Lino Panizza.
Mons. Panizza, è passato circa un anno dalla sua precedente venuta a Ravenna. Come si presenta, oggi, la situazione sociale ed economica in Perù e in particolare nella sua Diocesi?
“La situazione economico-sociale tende purtroppo a peggiorare, forse perché siamo, in Perù, al termine di un periodo governativo. C’è grande crisi, anche se con alcuni elementi non del tutto negativi. Il fatto però che il pil (prodotto interno lordo) continui a calare, è preoccupante. Le poche risorse che ci sono, vanno a beneficio – più o meno – di tutti, ma sono assai insufficienti”.
Si è cementato questo gemellaggio fra la sua Diocesi e quella di Ravenna-Cervia. Come pensate di realizzare, nel concreto, questa missione diocesana?
“Ringrazio intanto l’arcivescovo mons. Ghizzoni e don Morini per avere avuto questa grande idea. Aprirsi alla missione è aprirsi alla vita, è dare vita, mentre un corpo chiuso è condannato alla morte; per questo il gemellaggio porterà benefici sia a noi che ai fedeli di Ravenna-Cervia. L’esperienza dell’anno scorso è stata bella e ha dato frutti anche fra la popolazione della mia diocesi. Per quanto riguarda questa nuova missione, ancora non sappiamo dove sorgerà: la nostra è una realtà viva, in continuo movimento e non è facile programmare. La Diocesi di Carabayllo ha tre milioni di persone, divise in quarantaquattro parrocchie; c’è un lavoro enorme da fare. Di certo, la nuova missione dovrà avere una chiesa, la casa parrocchiale, l’abitazione per i missionari e una scuola. I lavori partiranno ad ottobre e, se Dio vuole, ce la faremo…”.
Oltre alla presenza di don Morini e dei quattro missionari laici, su quali forze potrà contare la missione diocesana?
“L’idea conduttrice della Chiesa, in questi ultimi anni, è di coinvolgere sempre più i laici delle realtà locali; nel nostro caso, lo faremo anche grazie proprio ai missionari che verranno. Devo dire che i miei parrocchiani hanno desiderio di collaborare alla realizzazione di progetti come questi, perché sanno che tutti ne trarranno enormi benefici”.
La chiesa peruviana, e lo Stato, vi sono in qualche modo di sostegno in questa impresa?
“Mentre la chiesa ci aiuta, pur come può, con i suoi limitati mezzi, non possiamo contare su alcun sostegno da parte dello Stato. E’ già… molto che non faccia pagare l’affitto sugli ambienti ecclesiali. Io sostengo che i progetti vanno realizzati, anzitutto, con il sostegno delle persone. C’è un detto che suona così: ‘Quello che è regalato non vale’; in altri termini, ha valore solo quello che io ho fatto attraverso il mio sforzo”.
Fabrizio Casanova








