Madonna Greca: XIX° Pellegrinaggio Diocesano a piedi

Madonna Greca: XIX° Pellegrinaggio Diocesano a piedi
 
Dal “RisVeglio Duemila”  N. 13-14/2015
 
 
Il Pellegrinaggio, un cammino in compagnia nella preghiera
 
Giovedì 16 aprile alle ore 21 partenza del XIX° Pellegrinaggio Diocesano a piedi dalla Chiesa di Porto Fuori al santuario della Madonna Greca a Ravenna. Guida il pellegrinaggio mons. Lorenzo Ghizzoni, Arcivescovo di Ravenna-Cervia.
 
Il pellegrinaggio. Roba da medioevo. È uno dei commenti più comuni a chi fa oggi la proposta di un pellegrinaggio (a piedi, per giunta). E in effetti l’uomo del medioevo aveva assimilato molto bene l’idea della vita come cammino,esprimendola nella definizione di “homo viator”. A smentire, una volta di più, il preconcetto che quelli siano stati secoli bui e le idee di allora non più proponibili oggi, sta il fatto che l’immagine dell’homo viator è quanto di più corrispondente si trovi alla percezione che tutti abbiamo di come la nostra vita, dalla nascita alla morte, sia un camminare verso una meta. Per un cristiano, è un camminare verso il proprio destino attraverso le circostanze, ovvero le modalità attraverso cui il Mistero si rivela. Come ha sperimentato il popolo di Israele, che questa certezza ha acquisito in mezzo a tutte le vicissitudini attraverso cui dal Signore è stato condotto. E in effetti le vicende bibliche del popolo eletto prefigurano la vita del cristiano. Le stesse parole della liturgia della Messa (“conferma nella fede e nell’amore la tua Chiesa pellegrina sulla terra”) ci ricordano che la dimensione del pellegrinaggio, oltre ad essere quella più naturale del vivere, è propria della vita di ogni cristiano, tanto da rendere il gesto del camminare insieme la metafora più bella dell’esistenza.
 
Un cammino che si fa insieme. Ovviamente il cammino è tale se c’è un senso, se c’è una meta (altrimenti è un vagabondare). Perciò dobbiamo costantemente darci le ragioni per cui si va avanti. E in questo sta il valore pedagogico di un gesto come il pellegrinaggio, che non è imposto o subìto, ma si fa per decisione personale. Facendolo, ci si incontra con altri come noi e si sperimenta una compagnia che reciprocamente si sostiene. Ed è nel camminare assieme, anche attraverso la fatica, che emerge la consapevolezza di tutto il nostro bisogno, del bisogno comune a tutti di qualcuno che ci accompagni e ci sostenga lungo la strada della vita, qualcuno che ci aiuti a vincere la stanchezza, le difficoltà, la sofferenza, la solitudine, la sfiducia che nasce dalla nostra impotenza. Da questo bisogno nasce spontanea la preghiera, che è anzitutto domanda, e la preghiera che ci sorge dal cuore è che una presenza – la Sua presenza – si manifesti in modo così potente che possiamo riconoscerla. Nel riconoscimento di questa Presenza prende corpo e fiorisce la nostra fede. Ecco dunque che il pellegrinaggio è per imparare che cos’è la vita, per scoprire che in questa avventura abbiamo Qualcuno che ci accompagna, e si chiama Cristo.
 
Come ci ha detto Papa Francesco “l’importante è Gesù e lasciarsi guidare da Lui”. Questo non risparmia le sfide e le difficoltà, ma proprio attraverso le sfide e le difficoltà potremo sperimentare la sorpresa che la compagnia di Cristo presente rappresenta per la nostra vita. Scoprire che non c’è alcuna circostanza in cui Cristo non si possa manifestare è l’elemento decisivo per vincere la paura ed essere capaci di affrontare, anche rischiando, la realtà della vita.
 
Si può tuttavia “camminare” da distratti o da coscienti: “camminare” nella vita significa non solo che stiamo vivendo, quindi che la vita ci è costantemente data, ma quello che fa la differenza è essere coscienti che la riceviamo istante per istante. È questa consapevolezza che ci fa dare spazio alla vera preghiera, è questa presa di coscienza che rende la preghiera non un atto momentaneo, ma la fa diventare sempre più la dimensione di ogni azione nel cammino della vita.
 
Un cammino, in compagnia, nella preghiera. Questo definisce il pellegrinaggio. Che però ha sempre una meta: nella tradizione cristiana è generalmente un luogo che testimonia l’esperienza della santità e del miracolo, cose che si scoprono possibili perché accadute. Questo riconoscimento, questa “familiarità” col miracolo, rendono possibile il frutto vero del pellegrinaggio che è il cambiamento di sé.  Il punto di arrivo di ogni pellegrinaggio, come il punto di arrivo di ogni vita cristiana, è arrivare a sperimentare come grazie alla misericordia di Dio sia possibile il cambiamento di sé. Per questo il gesto del pellegrinaggio è emblematico della vita della Chiesa come di quella di ciascuno di noi. Chiediamo alla Madonna Greca, meta del nostro pellegrinaggio, che questo sia possibile anche a noi.
 
 
Eugenio Cervo