Difesa della vita, impegno europeo: ‘Uno di noi’
Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 42/2013
È trascorso oltre un anno e mezzo da quando, l’11 maggio 2012, l’Iniziativa dei cittadini denominata ‘Uno di noi’ veniva ufficialmente depositata presso la Commissione europea. Partiva in quel momento una campagna di sensibilizzazione e di partecipazione diretta degli europei, sostenuti da un ampio schieramento di realtà pro-life, che aveva come obiettivo dichiarato la ‘protezione giuridica della dignità, del diritto alla vita e dell’integrità di ogni essere umano fin dal concepimento nelle aree di competenza Ue nelle quali tale protezione risulti rilevante’. Una Iniziativa – i cui contorni erano stati fissati dal Trattato di Lisbona, in vigore dal 2009 – che, per prendere forma, richiedeva un milione di firme a sostegno.
Lunedì 11 novembre, nelle 28 capitali dei Paesi aderenti all’Unione europea, sono state consegnate le sottoscrizioni raccolte (giunte nel frattempo a 1 milione e 700mila) alle rispettive autorità nazionali che dovranno verificarne e certificarne la validità.
Raccolte le firme, l’impegno dev’essere rilanciato: l’Iniziativa dei cittadini è infatti uno strumento di partecipazione democratica volto a domandare alla Commissione una iniziativa legislativa nelle sfere di competenza comunitarie. Quello è l’approdo finale.
I settori legislativi interessati in questo caso potrebbero essere, in base ai Trattati dell’Unione, quelli della salute pubblica, della protezione della proprietà intellettuale, del finanziamento della ricerca e della cooperazione per lo sviluppo. I promotori di ‘Uno di noi’ mirano a integrare alcuni atti legislativi dell’Unione in modo che nessuno stanziamento di fondi Ue ‘possa riguardare la ricerca che distrugga embrioni umani’; che l’assistenza da parte dell’Unione nel campo dello sviluppo internazionale non sia ‘utilizzata per finanziare l’aborto, direttamente o indirettamente’, escludendo dai fondi Ue le organizzazioni che praticano o promuovono l’aborto.
Le autorità nazionali hanno tre mesi di tempo per certificare le firme. Dopo di che, il comitato promotore incontrerà la Commissione europea (che detiene il potere di iniziativa legislativa) per esporre le proprie richieste. Ugualmente la campagna ‘Uno di noi’ potrà essere presentata in una audizione pubblica nella sede del Parlamento europeo. La Commissione sarà quindi chiamata a redigere, entro altri tre mesi, una risposta ufficiale (sotto forma di ‘comunicazione’) ai promotori, spiegando se intende procedere con una iniziativa legislativa o meno. In caso positivo, prenderà avvio il normale iter legislativo e saranno allora l’Europarlamento e il Consiglio dei ministri Ue a decidere se e come approvare una normativa in materia. Per giungere alla tutela della vita su scala europea, e per quanto attiene le competenze comunitarie, il percorso è ancora ampio e tortuoso. Occorre proseguire quelle attività di convincimento dell’opinione pubblica e di coinvolgimento dei singoli cittadini; occorre far diventare la difesa dell’embrione – il quale è appunto ‘uno di noi’ – tema ‘quotidiano’, attorno al quale si sviluppi un articolato e serio confronto culturale e politico. Fra l’altro la campagna per le elezioni del Parlamento europeo (fissati dal 22 al 25 maggio 2014) fornirebbe l’opportunità per rimettere al centro la questione cruciale della vita umana.
Gianni Borsa








