Veglia pasquale – 11 aprile 2020: “Cristo è risorto!”

11-04-2020

Cristo è risorto!

È l’annuncio che anche stasera dobbiamo ripetere, con certezza interiore e con gioia. Non solo perché ricordiamo che il nostro Maestro e Signore, che abbiamo conosciuto e amiamo, ha superato la barriera della morte. Non solo perché sappiamo che dopo la nostra morte non diventeremo polvere e basta, ma risorgeremo dal sonno della morte per una vita nuova eterna, ricca di pace e di ogni bellezza, dove gusteremo la misericordia di Dio all’infinito.

Ma siamo nella gioia anche perché la risurrezione, come dice Gesù a Marta, è già qui: chi crede e ama il Signore Gesù Cristo, ha già in sé il principio della Risurrezione e della vita. Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me anche se è morto vivrà (Gv 1,25). La vita eterna è già in mio possesso, sono proprio io quello che risorgerà e con un corpo trasfigurato, incorruttibile, spirituale ma reale. La mia relazione con il Signore Gesù continuerà e sarà piena.

Questo annuncio ci permette di affrontare la vita umana, storica, in qualsiasi situazione anche la più dolorosa o disumana, con una speranza nel cuore che non viene schiacciata da nulla. Anzi essa ci dà la forza di reagire a tutto e di fare ogni sforzo per sostenere i nostri fratelli in difficoltà con la carità, la condivisione, l’attenzione alla singola persona, e per favorire il miglioramento delle situazioni umane, personali o sociali.

Attraversare il deserto

Ora noi a causa di una pandemia virale stiamo attraversando un tempo di “deserto” vero, con la fatica della solitudine, della paura, con tanti lutti di parenti o conoscenti, con diverse privazioni e limitazioni alle relazioni cui eravamo abituati, che sono frutto della prudenza e sono assolutamente necessarie per prevenire una infezione che può anche portare alla morte. Il tempo del deserto nella Bibbia è caratterizzato da due aspetti: la totale precarietà dell’uomo e la totale dipendenza da Dio. C’è bisogno del pane che scende dal cielo, la manna, come dell’acqua che sgorga dalla roccia per miracolo. C’è bisogno del serpente di bronzo per essere guariti dal veleno dei serpenti. La debolezza dell’uomo e il bisogno di Dio, sono i due aspetti di fondo anche della vita spirituale di ciascuno.

Nel cammino del deserto la preghiera sorge spontaneamente e si scopre il bisogno di credere in Colui che solo può dare salvezza, quando tutti i mezzi umani falliscono. Si sente oggi la domanda: perché Dio non interviene, perché non risolve con un miracolo la situazione?

La risposta è che il nostro Padre dei cieli, che veste i gigli del campo, nutre gli uccelli del cielo, sempre si prende cura dei suoi figli, sempre risponde alla nostra preghiera, e però provvede con i doni più adatti alla nostra situazione. Provvede secondo il suo disegno, perché egli vuole il nostro vero bene, quello che a volte noi non sappiamo vedere.

Ma soprattutto è importante ricordare che il Padre non ci salva senza il nostro contributo. Non ci tratta da bambini, ma da adulti. Vuole che tutte le facoltà, i doni, le capacità che ci ha dato come creature umane, le mettiamo a frutto: intelligenza, prudenza, sapienza, tutte le acquisizioni scientifiche e tecniche che abbiamo accumulato con lo studio e la ricerca, le capacità di immaginare e progettare, la capacità di usare la libertà, la capacità di amare e sperare… tutto dobbiamo mettere a frutto per affrontare le situazioni della vita. E ogni nostro atto da figli adulti e responsabili, sarà sostenuto e illuminato dal suo Spirito, in modo misterioso ma efficace. Se pretendessimo di lasciar fare tutto a lui a forza di miracoli, rimarremmo delusi: Dio non ci vuole veder ritornare indietro, ritornare bambini. Ci tratta da partners adulti, liberi ma capaci di assumerci le nostre responsabilità.

La “fase 2” della nostra vita di Chiesa: cosa cambierà?

Perciò mi chiedo se, oltre a far crescere una solidarietà e un aiuto reciproco che già sono in atto, non dobbiamo anche noi cristiani reagire attivamente e pensare a una fase 2 o 3 nella quale riprogettare alcuni aspetti della nostra vita di Chiesa che oggi sono messi in questione dall’esperienza del coronavirus. Un po’ come i cristiani che si trovano in terre di missione, che sono nella persecuzione, nella guerra, nella povertà, e sono costretti a inventare modi originali di vivere la fede, la preghiera, la testimonianza.

Faccio degli esempi e pongo delle domande. Molti cristiani dicono: siamo senza messa, come reggerà la nostra fede? Ci chiediamo: la Messa domenicale quanto peso ha ora e quanto dovrà averne in futuro? Se non ci fosse la Messa, quali altre vie e mezzi sapremmo proporre per nutrire la vita cristiana? Quanto dovremmo puntare sulla preghiera personale e in famiglia, magari aiutati da quei mezzi che spesso sono solo occasione di svago (TV e internet)?

Le famiglie in questi giorni sono state costrette a ripensare l’organizzazione della vita quotidiana, del rapporto tra i tempi delle relazioni educative e affettive e i tempi del lavoro… a cosa si dovrebbe dare priorità? Il modello di famiglia che vogliamo proporre ai giovani o agli adulti potrà ricavare da questa esperienza indicazioni per il futuro?

Il rapporto tra clero e laici: la sospensione della partecipazione alle messe ha forse messo in discussione la centralità del sacerdozio ministeriale, ma ha anche permesso di ripensare il sacerdozio battesimale dei laici, quello esercitato con la preghiera e la testimonianza in famiglia, sul lavoro, nella società? Cosa deve cambiare tra clero e laici per una Chiesa più comunione e più missione? Gli Atti degli Apostoli e le lettere di Paolo hanno dei modelli di comunità che ci possono illuminare?

Il rapporto Stato Chiesa: con la chiusura anche delle nostre celebrazioni comunitarie per decreto governativo, ci si è chiesti se viene violato il principio della libertà religiosa. Ma quale è il giusto rapporto tra Stato e Chiesa: stiamo al Concilio (GS 76) che chiede autonomia ma anche collaborazione o semplicemente vogliamo mano libera nelle nostre attività? e per le altre confessioni religiose cosa chiediamo?

Ancora: il sistema sanitario nazionale ha rivelato limiti, di fronte però ad una grande e quasi eroica dimostrazione di abnegazione e generosità dei suoi operatori, a partire da medici e infermieri. Per il futuro quali proposte per una sanità più umana e più equa e quali testimonianze vorremmo dai i cristiani laici che operano nel settore sanitario o socio – assistenziale?

Il nostro sistema economico italiano, europeo e internazionale sarà certamente colpito dalle conseguenze della pandemia. Quali indicazioni potranno venire dalla Dottrina Sociale della Chiesa per il rinnovamento dei rapporti tra forti e deboli, per la ricostruzione delle economie più deboli, per il prevalere del bene comune sul bene dei gruppi finanziari o sul bene esclusivamente nazionale… sempre salvando la democrazia? Il tema dell’Europa unita e la ricerca “dell’unità del genere umano”, compito primario della Chiesa (LG 1), come ci vedrà impegnati?

Il tempo di pasqua, ancora ricco di pause di silenzio ci permetterà di riflettere e di prendere spunti per rinnovare il nostro agire come singoli e come Chiesa. Lo speriamo e lo chiediamo al Signore risorto!

Saluto finale

L’augurio pasquale che ci facciamo è quello di continuare a camminare insieme, aiutandoci gli uni gli altri con l’amicizia e la fraternità di cui siamo capaci. Cerchiamoci, ascoltiamoci, confidiamoci tra noi: le cose belle, ma anche le cose faticose, se condivise aumentano di valore e diminuiscono di peso! Soprattutto manteniamo viva la “corona” di preghiere che ci lega tra noi e col Signore Gesù Risorto, nostro Dio e nostro Salvatore. E con Maria, madre della Chiesa per volontà di Gesù sulla Croce.

Buona Pasqua di Risurrezione!