Omelia nell’anniversario della nascita del fondatore di Comunione e Liberazione don Luigi Giussani – 11 febbraio 2023

11-02-2023

Il vangelo di questa domenica è troppo importante per la vita cristiana, non solo per la teologia o per la teologia morale, ma per tutta la vita pratica, per il nostro quotidiano.

Siamo nel discorso della montagna. Gesù aveva annunciato il manifesto delle Beatitudini, cioè le vere e uniche vie della felicità, della felicità finale del discepolo, ma anche della sua felicità attuale, che si nutre in anticipo della pienezza della vita, quando vivremo l’unione con Lui in eterno.

Poi Gesù dice ai suoi discepoli: “Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli”. Chiede a loro, e a noi, una giustizia superiore a quella degli scribi e farisei che cercano di mettere in pace la coscienza con l’osservanza esteriore della Legge. E il Vangelo riporta l’insegnamento dove Gesù riprende alcuni comandamenti e aggiunge: “ma io vi dico” … non è sufficiente non uccidere, ma è necessario non disprezzare; occorre non solo evitare divisioni e guerre, ma bisogna fare il primo passo per la riconciliazione e per trovare l’accordo; non basta evitare l’adulterio, ma occorre mantenere fedele e unito il cuore là dove è la nostra vocazione, al coniuge, nel matrimonio o al Signore per i consacrati; non servono formalità esterne, occorre dire e fare la verità. Tutto questo chiede una serie di scelte che possono essere dolorose, perché il nostro cuore è anche inclinato al male non solo al bene e c’è bisogno di radicalità, di tagliare via le ambiguità, i compromessi, ciò che ostacola il cammino di santificazione e che può far cadere.

Accogliamo la grande sapienza del Siracide (15,16-21 prima lettura):

“Se vuoi osservare i suoi comandamenti, essi ti custodiranno;
se hai fiducia in lui, anche tu vivrai”.

Ma come fare per acquisire questa sapienza e questa giustizia superiore, se non mettendosi alla sua sequela e lasciandosi conquistare, spirito, anima e corpo, dalla sua grazia, dalla sua giustizia, dalla sua misericordia, infine dalla sua persona, fino a poter dire con s Paolo: “non sono più io che vivo ma Cristo vive in me” (Gal 2,20)

 

Noi oggi ricordiamo il centenario della nascita del fondatore del Movimento di Comunione e Liberazione, il Servo di Dio don Luigi Giussani. Un interprete del Vangelo nella sua radicalità, una radicalità verso la quale ha spinto tutti i membri del movimento. Tra le affermazioni importanti che ha fatto Papa Francesco il 15 ottobre del 2022 in piazza s Pietro, c’è stato appunto il riconoscimento della centralità della adesione a Gesù Cristo di don Giussani, la cui esistenza cristiana, come prete e come educatore, e la cui spiritualità è stata sempre cristocentrica. Alla luce del mistero di Cristo ha cercato di illuminare ogni aspetto della vita perché avesse un senso, quel senso cristiano che una volta accolto e vissuto dà pienezza anche all’umanità di ciascuno.

“Don Giussani è stato padre e maestro, è stato servitore di tutte le inquietudini e le situazioni umane che andava incontrando nella sua passione educativa e missionaria” ha detto papa Francesco.

 

In quell’incontro, così importante perché ha volutamente rafforzato il legame tra CL e il nostro Papa e tra Papa Francesco e CL, poi sono stati toccati altri aspetti di attualità per il cammino del Movimento che accenno.

Un riferimento alla crisi: “La crisi fa crescere. Non va ridotta al conflitto, che annulla. La crisi fa crescere” ha ripetuto il Papa.

Un altro all’unità: “Unità non vuol dire uniformità. Non abbiate paura delle diverse sensibilità e del confronto” ma “l’unità sia più forte delle forze dispersive o del trascinarsi di vecchie contrapposizioni.

Un’unità con chi e con quanti guidano il movimento,

unità con i pastori,

unità nel seguire con attenzione le indicazioni del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita,

e unità con il Papa, che è il servitore della comunione nella verità e nella carità.

Non sprecate il vostro tempo prezioso in chiacchiere, diffidenze e contrapposizioni” e ha rimarcato a braccio: “Per favore non sprecate tempo!”.

 

Poi ha tracciato un lungo e approfondito ritratto di don Giussani: uomo carismatico, educatore, figlio della Chiesa. Con affermazioni forti e importanti che rendono ragione del coinvolgimento di tante persone e di tanti giovani nella sua proposta di vita cristiana, e che spianeranno la via per la sua causa di beatificazione.

Alla fine di quell’importante discorso ha rivolto la sua attenzione all’attualità e ha formulato una richiesta di aiuto a tutto il movimento, che è anche un mandato per il vostro oggi, impegnativo ma accettabile nella linea della radicalità:

 

“Per concludere vorrei chiedervi un aiuto concreto. Vi invito ad accompagnarmi

  • nella profezia per la pace – Cristo, Signore della pace! Il mondo sempre più violento e guerriero mi spaventa, davvero mi spaventa! –;
  • nella profezia che indica la presenza di Dio nei poveri, in quanti sono abbandonati e vulnerabili, condannati o messi da parte nella costruzione sociale;
  • nella profezia che annuncia la presenza di Dio in ogni nazione e cultura, andando incontro alle aspirazioni di amore e verità, di giustizia e felicità che appartengono al cuore umano e che palpitano nella vita dei popoli”.

 

“Arda nei vostri cuori questa santa inquietudine profetica e missionaria. Non rimanete fermi”, ha aggiunto a braccio.

Infine, l’invito ad amare sempre la Chiesa e a preservare l’unità del Movimento: “Don Giussani non si è spaventato dei momenti di passaggio e di crescita della Fraternità, ma li ha affrontati con coraggio evangelico, affidamento a Cristo e in comunione con la madre Chiesa”.

 

Concludo con le parole finali che disse il Card. Ratzinger al suo funerale:

“Adesso il vostro caro amico don Giussani ha raggiunto la sponda della Vita e siamo convinti che si è aperta la porta della casa del Padre. Siamo convinti che, adesso, pienamente, si realizza questa parola: “vedendo Gesù gioirono”. E gioisce con una gioia che nessuno gli toglie. …vogliamo ringraziare il Signore per il grande dono di questo sacerdote, di questo fedele servitore del Vangelo, di questo padre”.

+Lorenzo, Arcivescovo

Ravenna, 11 febbraio 2023