Omelia funerale don Marco Cavalli – 28 ottobre 2020

28-10-2020

Omelia funerale don Marco Cavalli

Don Marco Cavalli è deceduto il 24 ottobre 2020 all’ospedale di Ravenna, dopo alcuni giorni di sofferenza in terapia intensiva per una infezione alla quale il cuore non ha retto, aveva 86 anni. Siamo riusciti a dargli l’ultima Unzione degli infermi già il secondo giorno del ricovero, mentre lui faceva cenni di riconoscimento e di ringraziamento.

Era nato il 5 maggio del 1934 a Campese di Bassano del Grappa, poi arrivato a Ravenna su chiamata dell’arcivescovo Egidio Negrin, aveva frequentato qui il seminario. Venne ordinato sacerdote dall’arcivescovo Salvatore Baldassarri il 22 luglio del 1959 nel giorno di Sant’Apollinare.

Dopo l’ordinazione divenne cappellano a Portomaggiore dall’agosto del 1959 all’agosto del 1968, in seguito divenne parroco di San Biagio d’Argenta per 11 anni, dall’agosto del ‘68 all’ottobre del 1979. Due esperienze pastorali molto positive che ricordava sempre perché lo avevano ammaestrato e avevano plasmato il suo stile di pastore e di parroco.

Poi, l’invio da parte dell’allora arcivescovo Tonini che conosceva il suo desiderio di condividere la missionarietà della Chiesa: “Vuoi andare missionario a Lido Adriano? Non c’è nemmeno l’abitazione per il parroco”. “Allora ci vado ancora più volentieri”, fu la sua risposta. Dal 18 novembre del 1979 ad oggi, per oltre 40 anni è stato il parroco di Lido Adriano nella parrocchia di San Massimiliano Kolbe, che aveva voluto fortemente e contribuito a costruire perché nel ’79 non c’era né la chiesa né l’abitazione del Parroco. Più tardi dal 1982 e fino al 1998 fu chiamato a fare il parroco anche di Porto Fuori, oltre che rettore dell’oratorio di Lido di Dante.

Aveva iniziato la sua missione pastorale a Lido Adriano celebrando la Messa nel residence Calypso e abitando in un appartamento, per 9 anni. Lido Adriano era una località in piena espansione e trasformazione, con una popolazione assai variegata e di tutte le classi sociali, spesso povere, proveniente da varie regioni. In quegli anni grazie ai contatti che man mano aveva instaurato a livello cittadino e grazie alla generosità della gente, dei turisti, dei benefattori, fece partire la costruzione della chiesa di San Massimiliano Kolbe, la cui prima pietra venne benedetta dal Santo Papa Giovanni Paolo II nella Basilica di Classe, durante storica visita in Romagna dell’86. La chiesa fu terminata nel 1988. Dal ‘91 al ‘94 si costruì la canonica, e nei due anni successivi gli ambienti per il catechismo, per l’oratorio e per la carità. Con l’edificazione del campanile inaugurato nel 2003 completerà la sua opera.

Queste costruzioni furono una occasione per coinvolgere tutta la comunità civile e questo rimarrà lo stile pastorale di don Marco che farà della chiesa e della canonica un luogo di coinvolgimento, di aggregazione e di promozione umana della gente del suo territorio. Non gli mancò la collaborazione dei suoi genitori Rina e Antonio che furono nei primi anni a Lido il suo valido sostegno, “i miei cappellani”, come li chiamava.

Aveva anche assunto la responsabilità di Parroco per la parrocchia di Porto Fuori, dopo don Francesco Fuschini, esercitando anche lì la sua capacità di dialogo con tutti e di vicinanza anche a quelli che erano ideologicamente avversi, ma umanamente conquistati dalla sua disponibilità e dalla sua semplicità; non dava mai nessuno per perso al cammino della fede.

Qui continuerà ad esercitare la sua missione di educatore, di consigliere, di confortatore e soprattutto di confessore e guida spirituale per i tanti che si avvicinavano a lui, concittadini o turisti. Sempre con semplicità, con molto buon senso, con la preoccupazione per i valori morali e di fede che voleva praticati con coraggio e trasmessi ai ragazzi e ai giovani da parte degli adulti, in primo luogo dai genitori. Come faceva anche lui preparando direttamente i ragazzi ai sacramenti aiutando i catechisti, e promuovendo l’attività dell’oratorio per i più giovani. A lui si applicano bene le parole dette a Timoteo: “Annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina… Tu però vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del vangelo, adempi il tuo ministero”.

Chi non l’ha visto nei pomeriggi d’estate sulla sedia davanti alla canonica quasi sempre in ascolto di qualcuno? chi non ha ascoltato le sue esortazioni nell’omelia o a fine messa ai genitori circa l’urgenza di educare i figli alla fede per avere domani dei buoni cristiani e dei buoni cittadini?

  1. Marco è stato un prete fortemente identificato con la sua vocazione sacerdotale e con la sua missione di parroco, di educatore, di maestro, sempre attento alla carità coi più poveri del territorio. La sua collaborazione con le organizzazioni cittadine del territorio aveva come fine immediato quello di promuovere il paese, l’accoglienza ai turisti, e infine la costruzione della scuola media, che ha visto finalmente realizzata dopo tanti anni di battaglie, ma aveva come fine ultimo quello di essere presente nella vita di tutti con la sua testimonianza di parroco, di prete di tutti e per tutti.

Tra le sue attenzioni c’è sempre stata quella alle vocazioni di speciale consacrazione, in parrocchia e nella diocesi, e un occhio speciale per i seminaristi che spesso sono stati presenti qui per fare esperienza pastorale, accompagnati dalla sua paternità e dalla sua passione per il Vangelo.

Legato a tutti i vescovi che si sono succeduti, ha coltivato un atteggiamento personale di obbedienza affettuosa e libera, piena di fiducia e di apertura dell’animo.

Ultimamente ogni anno valutavamo insieme la questione delle dimissioni, vista la sua età, ma finché lui si è sentito abbastanza forte da guidare i suoi collaboratori e potendosi fidare degli aiuti che gli hanno garantito i salesiani e i nostri diaconi, mi ha chiesto anno dopo anno di andare avanti ancora. Quest’anno invece mi ha anticipato con la richiesta di mettersi a riposo, andando nelle sue terre dai suoi parenti, e ci eravamo accordati per fine ottobre. Ma il Signore ha accolto forse il suo desiderio nascosto di poter lavorare fino all’ultimo nella sua vigna, di stare in mezzo al suo gregge e di spendere anche l’ultima energia non per se stesso, ma a servizio degli altri. Un esempio per tutti noi ministri ordinati.

Di nuovo, stanno bene qui le parole di Paolo: “Quanto a me, è giunto il momento di sciogliere le vele. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno”.

Il 23 luglio dell’anno scorso, avevamo festeggiato in parrocchia il 60esimo di ordinazione sacerdotale, un traguardo non comune di fedeltà e dedizione, che ora don Marco continuerà a festeggiare con Maria Santissima che ha onorato per tanto tempo con il titolo di Madonna Greca, con S. Massimiliano M. Kolbe, e con i santi Vescovi, preti e laici della nostra Chiesa di Ravenna-Cervia.

Concludo con alcune frasi dal Testamento spirituale

“Signore, grazie di tutto!

Non avrei mai pensato di trovare nelle nostre famiglie, nelle nostre Parrocchie, tanta disponibilità, tanto amore, tanta attenzione verso i bisognosi.

Io dico sempre: i mass media ci fanno vedere e conoscere solo il male, ma del BENE ce n’è tanto, molto più del male. Ma il Bene non è mostrato, non è RACCONTATO. Ma il Vangelo dice: la tua mano destra non sappia quello che fa la sinistra e quando fai la carità e quando preghi, non farlo sapere a tutti.

Signore, se dal Paradiso tu mi dicessi: torna sulla TERRA, tornerei contento per fare quello che ho fatto finora: TUO MINISTRO, tuo SACERDOTE, con le sofferenze e le tante gioie che mi hai dato, perché la gente ha ancora tanto BISOGNO di avere sacerdoti per fare conoscere a tutti GESÙ!

Vi ricorderò sempre tutti al Signore, alla Madonna, a San Massimiliano Kolbe e voi ricordate il vostro Don, che ha voluto un sacco di bene a tutti e in particolare ai bambini, ai giovani, agli anziani e ai tanti poveri.

Grazie a tutti! Don Marco Cavalli”