Omelia di S. Apollinare – 23 luglio: “Famiglia: un bene per tutti”

29-07-2016

Omelia di S. Apollinare

 

Ravenna, 23 luglio 2016

 

Famiglia: un bene per tutti”

 

“La ‘salute’ morale e spirituale di una nazione

si vede dalle sue famiglie”.  

(Papa Francesco, 19 luglio 2016)

 

Se il Signore non costruisce la casa… (Salmo 127)

Lo scorso anno in occasione della solennità di S. Apollinare, ho cercato di dare qualche spunto riguardo all’impegno dei cristiani nella società e soprattutto nella politica.

Partendo dal Salmo 127, mi sono chiesto con voi: possiamo costruire oggi la nostra casa, vigilare e custodire la nostra città, lavorare con frutto, generare figli, escludendo la dimensione religiosa dalla vita sociale, dalla vita economica, dalla politica, dall’esercizio delle professioni, dal mondo dell’impresa, dai servizi sociali, insomma da tutto quello che è vita pubblica? La risposta del Salmo è che si lavorerebbe invano. Ci siamo detti che non possiamo separare completamente nella realtà umana l’aspetto religioso, fonte di valori umani fondamentali, dall’aspetto etico, cioè la volontà di cercare quei valori e di evitare l’ingiustizia, e dall’aspetto giuridico, che li traduce in ordinamenti positivi, grazie all’azione della politica, che elabora leggi e le fa eseguire. Dobbiamo quindi distinguere questi ambiti, ma non separarli; senza cadere nello Stato confessionale e conservando le strutture democratiche e il necessario riferimento alla Costituzione italiana, compreso il diritto alla libertà religiosa per tutti.

Da cristiani però non possiamo non dire che la radice vera del bene comune è la legge dell’amore, che ispira tutto l’agire etico e ha una conseguenza sociale imponente (scrive Papa Francesco in EG, 177). La carità con le sue opere e con la sua capacità di stare vicina a chiunque senza discriminazioni, è per noi come un principio costituzionale non scritto, ma ispiratore, che dà forma a tutti i comportamenti. Qui per noi cristiani c’è il fondamento della giustizia, della dignità di ciascun uomo e donna, della libertà religiosa (EG, 183).

Quest’anno vorrei però riprendere la seconda parte del Salmo 127 che tocca il tema della famiglia: Se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori. (…)

Ecco, eredità del Signore sono i figli, è sua ricompensa il frutto del grembo.

Come frecce in mano a un guerriero, sono i figli avuti in giovinezza.

Beato l’uomo che ne ha piena la faretra: non dovrà vergognarsi

quando verrà alla porta a trattare con i propri nemici.

La famiglia ha bisogno della politica

La domanda che propongo è: tutti coloro che sono impegnati in politica, nelle amministrazioni, nelle professioni, nella vita sociale – e tra loro soprattutto i fedeli cristiani laici –, si rendono conto della situazione in cui si trovano le nostre famiglie? Cosa fanno e cosa faranno, insieme, nei prossimi tempi, viste le urgenze in atto?

La diagnosi dei mali della nostra società ormai in buona parte globalizzata si ferma in questi giorni alle sfide pur gravi dei fanatismi che usano e abusano delle religioni, ai flussi imponenti dei migranti che si intrecciano con le crisi economiche, ai rigurgiti dei nazionalismi, al prevalere dei diritti degli individui o dei sottogruppi sui diritti sociali di tutti…

Sono certamente motivi che chiedono una discesa in campo delle nostre migliori personalità, delle migliori professionalità, delle più belle intelligenze perché siamo di fronte a scelte epocali. C’è bisogno di politica e di una politica ben fatta quando le sfide sono alte. Non ci si può ripiegare nel privato, né accontentare della protesta generalizzata dell’anti–politica. Anche i fedeli cristiani laici sono chiamati all’appello, per un contributo che deve essere dato da tutti.

C’è però un tema che non gode della massima attenzione sui mass-media e nei dialoghi dei responsabili delle nazioni, ma ha una priorità, sia a livello nazionale che sul nostro territorio della Romagna. Papa Francesco ha fatto lavorare le comunità cristiane di tutto il mondo su di esso e due sinodi di Vescovi da tutte le latitudini per affrontarlo: la famiglia, con la sua bellezza, la sua necessità, i suoi doni e la sua missione. Tanti sono i suoi problemi, ma tante anche le sue potenzialità.

Noi come ministri della Chiesa, come preti, diaconi, catechisti, sposi, abbiamo un compito specifico di annuncio del valore dell’amore che si concretizza nella famiglia, fedele, stabile e feconda, costruita secondo il Vangelo. Essa è un dono per le persone, per la Chiesa e per la società. Ma i fedeli laici hanno anch’essi un grande compito specifico nella politica e nella società, che riguarda la custodia, la promozione, il sostegno alle famiglie attraverso gli strumenti giuridici e amministrativi, economici e assistenziali, che la politica familiare può costruire. E che dovrebbe costruire. Perché assai pochi sono oggi gli strumenti e le attenzioni, sia a livello statale che locale.

In qualunque partito si militi, qualsiasi ruolo sociale o istituzionale si svolga, coloro che hanno intelligenza e hanno a cuore il bene comune sono chiamati ad aprire finalmente la questione: sulla famiglia ci giochiamo la struttura di base dei nostri rapporti umani, presenti e futuri; rapporti che vengono prima di tutto, anche delle esigenze dello Stato e della società. Ci andiamo di mezzo noi, i nostri figli, i nostri cari, le esperienze di vita comune che più di tutte le altre ci possono dare felicità o disperazione. Qui ci giochiamo il senso delle nostre vite più che in ogni altro ambito: economia, salute, lavoro, amicizie, impegni o altri valori umani… vengono dopo.

Il valore umano, etico e sociale della famiglia

Dice Papa Francesco nell’Esortazione Amoris Laetitia (n. 52) che nel clima che si è creato in Italia e in altre parti dell’occidente benestante, dobbiamo innanzitutto stare attenti a non pensare che “indebolire la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio sia qualcosa che giova alla società. Accade il contrario: pregiudica la maturazione delle persone; la cura dei valori comunitari e lo sviluppo etico delle città e dei villaggi. Non si avverte più con chiarezza che solo l’unione esclusiva e indissolubile tra un uomo e una donna svolge una funzione sociale piena, essendo un impegno stabile e rendendo possibile la fecondità. … Nessuna unione precaria o chiusa alla trasmissione della vita ci assicura il futuro della società. Ma chi si occupa oggi di sostenere i coniugi, di aiutarli a superare i rischi che li minacciano, di accompagnarli nel loro ruolo educativo, di stimolare la stabilità dell’unione coniugale?”

Perché il Papa propone queste domande provocatorie? Perché – dice ancora – “avanza in molti paesi una decostruzione giuridica della famiglia che tende ad adottare forme basate quasi esclusivamente sull’autonomia della volontà. Benché sia legittimo e giusto che si respingano vecchie forme di famiglia “tradizionale” caratterizzate dall’autoritarismo e anche dalla violenza, questo non dovrebbe portare al disprezzo del matrimonio bensì alla riscoperta del suo vero senso e al suo rinnovamento. La forza della famiglia risiede essenzialmente nella sua capacità di amare e di insegnare ad amare. Per quanto ferita possa essere una famiglia, essa può sempre crescere a partire dall’amore.”(AL, 53)

E per aiutare tutti a non lasciarsi prendere da un pensiero debole e rassegnato sul valore anche sociale di questa realtà essenziale, usa argomentazioni laiche, condivisibili anche dai non credenti: “La famiglia è la prima scuola dei valori umani, dove si impara il buon uso della libertà.”(AL, 274)

È “l’ambito della socializzazione primaria, perché è il primo luogo in cui si impara a collocarsi di fronte all’altro, ad ascoltare, a condividere, a sopportare, a rispettare, ad aiutare, a convivere. Il compito educativo deve suscitare il sentimento del mondo e della società come “ambiente familiare”, è un’educazione al saper “abitare”, oltre i limiti della propria casa.

Nel contesto familiare si insegna a recuperare la prossimità, il prendersi cura, il saluto. Lì si rompe il primo cerchio del mortale egoismo per riconoscere che viviamo insieme ad altri, con altri, che sono degni della nostra attenzione, della nostra gentilezza, del nostro affetto.”

 E ancora: “Non c’è legame sociale senza questa prima dimensione quotidiana, quasi microscopica: lo stare insieme nella prossimità, incrociandoci in diversi momenti della giornata, preoccupandoci di quello che interessa tutti, soccorrendoci a vicenda nelle piccole cose quotidiane. La famiglia deve inventare ogni giorno nuovi modi di promuovere il riconoscimento reciproco.” (AL, 276)

Aggiungo che l’importante Rapporto Toniolo, che periodicamente studia i cambiamenti dei giovani in Italia, ci dice che l’ 80% di un campione di più di 9.800 giovani intervistati recentemente tra i 18 e i 33 anni desidera una famiglia con almeno due figli. Se accostiamo questo dato alla recente ‘provocazione’ del Censis che prevede, se continuasse l’attuale tendenza al declino dei matrimoni religiosi, che nel 2031 nessuno si sposerà più, scopriamo che la società in cui viviamo è drammaticamente incapace di soddisfare una dimensione fondamentale del ben-vivere umano quella delle relazioni interpersonali, a cui i giovani tengono moltissimo e sulla quale sognano ancora!

Cosa fare?

Non posso dare indicazioni che solo i fedeli laici impegnati nella politica e nella società, studiando e affinando le loro competenze, devono cercare, insieme con chi ha a cuore il nostro futuro, ma alcune idee o proposte le possiamo condividere.

Per non lasciar destrutturare i vincoli familiari, che è il “massimo problema antropologico” del nostro tempo (F. D’Agostino), possiamo proporci degli obiettivi generali e delle scelte pratiche.

Siccome la crisi di questi anni in Italia ha dimostrato che le nostre famiglie tradizionali sono state il maggior ammortizzatore sociale e lo sono anche oggi per i tanti giovani che non trovano lavoro, il primo obiettivo potrebbe essere di tipo socio-politico: fronteggiare la crisi della coniugalità con adeguate politiche sociali che tengano presente che non c’è futuro per il Welfare se non attraverso l’indispensabile supporto economico e valoriale che solo famiglie stabili possono garantire.

Un secondo obiettivo è bio-giuridico: ridare alla genitorialità biologica il suo primato nelle leggi e nella pratica amministrativa, perché è l’unica che può contrastare la pretesa di utilizzare la procreazione artificiale (provetta e utero in affitto) senza accettare limiti e senza assumersi le responsabilità sulle conseguenze per i figli, cioè l’indebolimento o la scomparsa dei vincoli familiari, dell’identità genealogica, del diritto a conoscere la verità sulla propria origine e a conoscere la propria madre.

Poiché viviamo un momento di disorientamento o di ripensamento dei diritti con una tensione tra quelli riconosciuti e quelli rivendicati, un terzo obiettivo è quello di operare sul piano dell’etica pubblica, con nuove forme di pedagogia sociale (come quelle che ci aiutano a combattere le discriminazioni, l’omofobia, le disparità tra i sessi, la violenza sulle donne o la strumentalizzazione del loro corpo) che rinnovino nella coscienza di tutti un dato condiviso da studiosi e dal senso comune della gente: la famiglia è una struttura antropologica primaria che costituisce la fonte e il modello di tutti quei beni relazionali sui quali si possono fondare anche i beni individuali. Prima viene la famiglia, poi la comunità, poi l’individuo; prima i diritti comuni, sociali, solo dopo quelli individuali.

(continua)