Messa del Crisma – 23 marzo 2018: “L’obbedienza nella vita del ministro ordinato”

24-04-2017

Messa del Crisma

 

Ravenna, 28 marzo 2018

 

L’obbedienza nella vita del ministro ordinato

 

I testi biblici

Marco 14, 22-39: “Abba! Padre, non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu

E, mentre mangiavano, Gesù prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: “Prendete, questo è il mio corpo”. Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: “Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio”.

Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. Gesù disse loro: “Tutti rimarrete scandalizzati, perché sta scritto: Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse. 
Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea”. Pietro gli disse: “Anche se tutti si scandalizzeranno, io no!”. Gesù gli disse: “In verità io ti dico: proprio tu, oggi, questa notte, prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai”. Ma egli, con grande insistenza, diceva: “Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò”. Lo stesso dicevano pure tutti gli altri.

Giunsero a un podere chiamato Getsèmani ed egli disse ai suoi discepoli: “Sedetevi qui, mentre io prego”. Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Disse loro: “La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate”. Poi, andato un po’ innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da lui quell’ora. E diceva: “Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu”. Poi venne, li trovò addormentati e disse a Pietro: “Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare una sola ora? Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole”. Si allontanò di nuovo e pregò dicendo le stesse parole.

 

Efesini 4, 11-16: Pastori e maestri per edificare il corpo di Cristo

Fratelli, il Signore ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo. Così non saremo più fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati dagli uomini con quella astuzia che trascina all’errore. Al contrario, agendo secondo verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa tendendo a lui, che è il capo, Cristo. Da lui tutto il corpo, ben compaginato e connesso, con la collaborazione di ogni giuntura, secondo l’energia propria di ogni membro, cresce in modo da edificare se stesso nella carità.

 

Omelia

 

“Prometti a me e ai miei successori filiale rispetto e obbedienza?”

Questa richiesta ci è stata fatta il giorno della ordinazione presbiterale o diaconale. E abbiamo risposto: “Sì, lo prometto”. Anche nell’ordinazione del Vescovo c’è una richiesta di obbedienza al Papa.

È stato un atto solenne, pubblico, davanti ad un’assemblea di fedeli in preghiera, durante la celebrazione dell’Eucaristia. Non è stato la firma di un contratto, né l’impegno di un militare con un superiore, né una risposta a un’esigenza di ordine e di buon funzionamento di una organizzazione sociale. Per un presbitero questo è l’atto con cui si lega a un vescovo e a un presbiterio, in una Chiesa particolare, davanti al Signore, per sempre. È anche la risposta definitiva alla vocazione.

Nello stesso rito – che riviviamo nelle promesse della Messa Crismale e nella lavanda dei piedi, in quella in Coena Domini– ci era stato chiesto se ci impegnavamo nel servizio del popolo di Dio “per tutta la vita”, cooperando con l’ordine dei Vescovi e sotto la guida dello Spirito. Poi ci era stato chiesto se volevamo dedicarci al ministero della Parola, alla celebrazione dei misteri di Cristo, alla preghiera assidua per implorare la misericordia sul popolo affidatoci. Infine ci era stato chiesto l’impegno più completo: se volevamo consacrare tutta la nostra esistenza al Padre, come Cristo e uniti a Lui, per la salvezza di tutti. E, a suggello di tutto, l’impegno dell’obbedienza filiale. Abbiamo sempre risposto: “Sì lo voglio; con l’aiuto di Dio”.  Obbedienti come Cristo e uniti a Lui, che disse: “Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu”. Con quelle parole Lui accettò la croce. E accettò la legge del chicco di grano che solo se muore, produce molto frutto (Gv 12, 24).

(continua)

 

+ Lorenzo, Vescovo