Lectio magistralis – Evangelii Gaudium: Un ritorno al Concilio in un tempo di riflusso – 24-04-2017

24-04-2017

Evangelii Gaudium: Un ritorno al Concilio in un tempo di riflusso

Lectio magistralis presso l’ISSR interdiocesano “S. Apollinare” (Forlì)

 

Introduzione

La domanda che ci poniamo è: quanto è stata compresa l’importanza della esortazione apostolica Evangelii Gaudium (EG)? Quanto può o deve influire sulla vita e l’azione pastorale delle nostre Chiese? E quanto tempo ci vorrà per la recezione?

Ho scorso le riflessioni di esperti di sociologia, pastorale e catechesi (L. Diotallevi, L. Bressan, P. Sartor, E. Biemmi), di responsabili di uffici pastorali, teologi e vescovi (I. Monticelli, N. Govekar, S. Morra, N. Galantino, G. Ravasi). Poi visto che molti altri autori si erano spesi su questo tema, aumentando le riflessioni e i punti di vista, mi sono fermato. La sintesi a cui miravo era sempre più difficile. Le caratteristiche di questo documento infatti sono tali per cui le prospettive di lettura e di interpretazione sono numerose e non necessariamente unitarie. Come in una miniera dove a più livelli e in più direzioni si può scavare e si possono trovare minerali diversi, tutti utili ma non necessariamente adatti ad una fusione tra loro. Molti degli autori peraltro hanno voluto e potuto trovare elementi che confermavano le loro linee di ricerca e le loro visioni di ciò che la Chiesa sta vivendo e di ciò che dovrebbe fare o essere per evangelizzare con efficacia l’oggi. Letture a volte illuminanti, altre volte parziali.

 

1. Qualche nota generale

Alcune caratteristiche, che sono anche chiavi di lettura, ci colpiscono: non è una enciclica, ma è un documento esplicitamente programmatico; ha una sua struttura, anche se le parti non sono quantitativamente equilibrate (non è un documento a cui interessi conservare equilibri, anzi!); siamo chiaramente in un contesto post conciliare e il Concilio è dato per assunto, senza discussioni (anche Francesco è il primo papa che non ha partecipato al Concilio); lo stile però e lo spirito sono molto vicini a quelli dei documenti conciliari. Un teologo infatti l’ha definita «un abbozzo di riscrittura del Concilio». Del resto in tutta l’esortazione appare in filigrana il ritorno alla visione ecclesiologica della Lumen Gentium, tralasciando le interpretazioni o le accentuazioni ecclesiologiche successive.

Tra le novità e le scelte che caratterizzano il nostro documento va sottolineato prima di tutto un stile comunicativo nuovo. L’interlocutore viene coinvolto con uno stile dialogico informale e diretto: l’uso dell’io da parte del Papa ce lo fa sentire direttamente implicato in ciò che afferma; l’uso del tu ci rivela la sua accoglienza, il suo desiderio di fare spazio all’altro, a noi. È un linguaggio da pastore che sta in mezzo ai suoi fedeli e si coinvolge con loro, ma finisce sempre per rimandare a Lui, il Signore del gregge che con la sua parola e la sua presenza nella Chiesa di oggi dà significato e forza salvifica a tutte le attività che facciamo.

Si deve poi notare come la tendenza generale del testo sia quella di mettere al centro la persona e i suoi ambiti di vita. È capovolto o messo in secondo piano lo schema comune che articola le azioni della Chiesa a partire dalla sua identità: annuncio, celebrazione e carità. Questo infatti può produrre un effetto che porta all’autoreferenzialità, perché al centro è posta la Chiesa e non l’uomo. EG riporta al centro l’attenzione antropologica, che per la Chiesa italiana è stata espressa dai Convegni di Verona e di Firenze, con l’elaborazione dei 5 ambiti (Vita affettiva; Lavoro e festa; Fragilità umana; Tradizione; Cittadinanza) e delle cinque vie (Uscire; Annunciare; Abitare; Educare; Trasfigurare). La recezione di questo passaggio è però tutta da verificare. Per esempio: quanto ha inciso nella configurazione dei nostri uffici pastorali, alcuni dei quali si rifanno appunto ai tria munera (catechesi, liturgia carità), altri alle persone dei destinatari (famiglia, giovani, migranti), altri ad ambiti di vita (salute, tempo libero, comunicazioni, ecc)?

Fin dall’inizio due delle fonti di ispirazione sono citate: la Evangelii nuntiandi di Paolo VI, il Papa molto apprezzato da Francesco, e il Documento di Aparecida. Come ha dichiarato lui stesso in un intervista: « Pur essendo venuta dopo il Sinodo sulla evangelizzazione, la forza della Evangelii gaudium è stata di riprendere quei due documenti e di rinfrescarli per tornare ad offrirli su un piatto nuovo. L’EG è la cornice apostolica della Chiesa di oggi».  

Una cornice ha dei lati e per Enzo Biemmi i quattro lati di questa “cornice apostolica” sono: la gioia, la missione, la storia, lo Spirito Santo. Li riprendo perché mi paiono una chiave di lettura abbastanza chiara e utile.

La gioia: «La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia» (EG 1).

La missione: «La gioia del Vangelo che riempie la vita della comunità dei discepoli è una gioia missionaria (EG 21) …Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa. La riforma delle strutture, che esige la conversione pastorale, si può intendere solo in questo senso: …che la pastorale ordinaria …ponga gli agenti pastorali in costante atteggiamento di “uscita” e favorisca così la risposta positiva di tutti coloro ai quali Gesù offre la sua amicizia» (EG 27).

La storia: «Gesù stesso è il modello di questa scelta evangelizzatrice che ci introduce nel cuore del popolo. … Affascinati da tale modello, vogliamo inserirci a fondo nella società, condividiamo la vita con tutti, … e ci impegniamo nella costruzione di un mondo nuovo, gomito a gomito con gli altri» (EG 269).

La missione come diaconia dello Spirito Santo: «Per mantenere vivo l’ardore missionario occorre una decisa fiducia nello Spirito Santo, perché Egli “viene in aiuto alla nostra debolezza” (Rm 8,26). Ma tale fiducia generosa deve alimentarsi e perciò dobbiamo invocarlo costantemente» (EG 280).

(continua)

+ Lorenzo Ghizzoni, Arcivescovo di Ravenna-Cervia