Cari presbiteri e diaconi – 25 marzo 2020

Cari presbiteri e diaconi,

siamo ancora nella situazione di emergenza, che ci costringe per ragioni di prevenzione della diffusione del Virus, a rimanere in casa.

Vediamo una situazione di sofferenza e di ansia che non avevamo mai sperimentato collettivamente in questo modo. Ma questo essere tutti insieme a condividere l’epidemia e le contromisure, ci provoca a nuove forme di comunicazione e di solidarietà, sia tra noi preti, sia con i laici, anche quelli più lontani. Con la Caritas abbiamo anche dato indicazioni per una solidarietà concreta.

Anche la preghiera sta assumendo nuove forme e proposte: l’esperienza della scomparsa delle attività pastorali programmate e soprattutto la solitudine forzata, ci spingono a dare nuovi scopi alla preghiera personale, che può essere più distesa, e alle liturgie, che molti di noi celebrano con solo una persona o due, anche di domenica. Sentiamo fortemente la mancanza delle nostre Assemblee eucaristiche domenicali, della festa, dell’incontro con la comunità dei fedeli, della presenza dei bambini e dei ragazzi, delle confessioni e dei colloqui personali, dei gruppi e delle associazioni che fanno capo alla parrocchia per i loro incontri. È vero che grazie alle tecnologie in diversi di noi riusciamo a trasmettere qualcosa. Ma la partecipazione di persona, il contatto umano, la testimonianza dei fratelli e delle sorelle che pregano, cantano, sorridono, meditano, dialogano a una sola voce con il celebrante, si salutano… ci manca proprio!  E manca anche a loro!

Facciamo bene a diffondere sussidi cartacei o via mail, messaggi, video, preghiere e celebrazioni in streaming, ma non vediamo l’ora di riprendere in pienezza le celebrazioni con la comunità.

Per ora la diffusione ancora rapida e drammaticamente aggressiva del virus non ci permette di farlo e temiamo che sarà così ancora per diverse settimane (o mesi?). Anche se il picco fosse superato presto, ci sarebbero poi i tempi della cautela e delle contromisure per evitare i contagi di ritorno.

La nostra preghiera deve farsi più forte e più coinvolgente, per noi, per i nostri fedeli, per i malati, per tutti gli operatori sanitari, per le autorità sanitarie e civili che devono prendere decisioni per il bene comune. Teniamoci uniti come Presbiterio con la catena di preghiere che sono sempre la migliore cura per ogni male, teniamoci informati, sosteniamoci e incoraggiamoci a vicenda. Quelli che sono nella stessa parrocchia o sono molto vicini, concelebriamo tra noi.

Vi allego i due DOCUMENTI importanti che oggi sono arrivati dalla Segreteria CEI e dalla Congregazione del Culto (Decreto del 25/3 che modifica quello precedente del 19/3) che riguardano la celebrazione della domenica delle Palme e quelle del Triduo Pasquale. Il documento della Cei interpreta per la Chiesa italiana il Decreto generale della Congregazione.

Siamo chiamati a celebrare anche la Pasqua con le limitazioni e le misure protettive di questi giorni, senza fedeli presenti fisicamente, ma uniti nella fede e nella carità, con la certezza che i tempi del deserto e dell’oscurità, sfoceranno in tempi di grazie e di frutti. Noi saremo chiamati a far fruttificare spiritualmente per i nostri fedeli questa esperienza, che ci mette tutti alla prova e ci fa toccare con mano la nostra creaturalità, il nostro bisogno di essere salvati da Uno più grande di noi, e non per nostro merito, ma solo per grazia.

Sempre in comunione.

Ravenna, 25 marzo 2020, Annunciazione del Signore

+Lorenzo Ghizzoni, Arcivescovo

25-03-2020