La Lectio Divina di Mons. Verucchi a Punta Marina

La Lectio Divina di Mons. Verucchi a Punta Marina
Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 29/2012
 
Lo scorso 19 luglio, la Parrocchia di Punta Marina, retta da Don Alessio Baggetto, ha ospitato l’Arcivescovo Mons. Giuseppe Verucchi, che ha tenuto una lectio divina sul Vangelo di Marco 6, 30-34, in cui si narra della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Siamo nella zona del lago di Galilea, un territorio straordinario, a 212 m sotto il livello del mare, dove la temperatura raggiunge anche i 50°, ma non si suda e non si avverte sete e la vegetazione è rigogliosa e di eccezionale bellezza. Ai tempi di Gesù attorno al lago c’erano le città di Magdala, Betzaida, Cafarnao. La più popolosa era Magdala, che contava circa 40000 abitanti e noi ricordiamo oggi grazie a una donna, Maria, che proveniva da qui e che sarà ai piedi della croce di Gesù, assieme a Maria, sua madre, e a Maria di Cleofa. E’ nella zona di Magdala-Tiberiade che Gesù accoglie gli apostoli, di ritorno dal loro viaggio in cui hanno predicato la sua Parola; attorno a loro si è raccolta molta gente che preme per poterli avvicinare ed essere aiutata. Sembra un controsenso, quindi, l’invito a ‘riposare’ che Gesù rivolge loro, ma in realtà, ‘riposare con il Signore’ significa ascoltare la sua Parola, meditarla. E’ questo il senso di un’altra parabola in cui dirà ‘Venite a me, voi che siete stanchi e oppressi e io vi ristorerò’. Non è una stanchezza fisica o mentale quella a cui si riferisce, ma una mancanza di forza nel vivere la fede, nel testimoniarla, nel vincere le tentazioni e le proprie debolezze, che fa sentire spossati e avviliti e per il quale occorre fermarsi un momento, avvicinarsi al Signore e ascoltarlo. Solo così si può ritornare in mezzo alla gente e testimoniare la Sua Parola. Se non ci si sforza di mantenere questo rapporto costante con Lui, alla fine, ci si ritroverà a comunicare solo le proprie idee. Cosa comunicava Gesù alle folle? Perché così tanta gente lo seguiva? Oltre alla moltiplicazione dei pani e dei pesci, che è il miracolo più eclatante, ci sono altri due doni che lo precedono: Gesù vede la folla e prova compassione perché è come un gregge di pecore senza pastore; quel ‘vedere’ sta a indicare l’amore profondo per l’umanità che prova Gesù e la ‘compassione’ invece scaturisce dalla consapevolezza che quella folla è allo sbando, non sa distinguere ciò che può nuocerle da ciò che la può nutrire, come le pecore senza pastore non sono in grado di distinguere tra l’erba buona e l’erba medica che le gonfia fino a farle scoppiare. Per questo insegna loro per ore e ore e loro, per ore, lo ascoltano, fino a quando si fa sera. Gli apostoli allora consigliano a Gesù di congedarli perché possano andare a comprarsi da mangiare. Lui avrebbe potuto lasciarli andare, di negozi aperti ce n’erano, anche se sarebbe stato improbabile poterli sfamare tutti; o far comprare Lui stesso da mangiare e distribuire il cibo, ma sceglie la terza strada, quella più difficile, più improbabile: prendere il poco cibo disponibile dalla saccoccia di un pastore, cinque pani e due pesci, e moltiplicarli più e più volte fino a sfamare cinquemila persone, più le donne e i bambini. Quando andrà a Cafarnao, la gente che ha assistito al miracolo lo seguirà, lo osannerà, lo vorrà proclamare re, ma Lui, a quel punto chiederà loro di cercare ‘il pane che dà la vita’, di mangiare la sua carne e il suo sangue e a quel punto la folla, perplessa, si allontanerà. L’anno dopo questo episodio, Gesù sarà a Gerusalemme, al cenacolo.
Anna Cavallo