Il 1° maggio si è celebrata la S. Messa per i Lavoratori

Il 1° maggio si è celebrata la S. Messa per i Lavoratori

Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 17/2011
 
Domenica 1° maggio è stata celebrata, presso la Chiesa di Santa Giustina a Ravenna, la Festa di San Giuseppe Lavoratore. La Liturgia Eucaristica è stata presieduta da Sua Eccellenza Monsignor Giuseppe Verucchi, Arcivescovo di Ravenna-Cervia con la partecipazione delle Autorità cittadine, la rappresentanza delle Associazioni datoriali di lavoro, le Associazioni di categoria, i fedeli sensibili al tema del significato cristiano del lavoro.
Nel quadro di una liturgia che ha esaltato la testimonianza dei primi cristiani in tema di carità reciproca (Atti 2, 42-47), connotato dall’insegnamento apostolico, dalla nascita di relazioni nuove tra credenti, dalla solidarietà nell’uso dei beni, dalla celebrazione eucaristica e la preghiera, l’Arcivescovo ha fermato l’attenzione, nell’omelia, sul tema della dignità del lavoro rapportato alla coerenza del comportamento cristiano, mostrando ad esempi S. Giuseppe e il papa Giovanni Paolo II, alla cui beatificazione è consacrata la giornata odierna.
Caratteristica fondamentale di S. Giuseppe, ha sottolineato l’Arcivescovo, è stata quella di essere stato ‘uomo giusto’. La giustizia è il valore centrale, oggi, da essere percepito nel lavoro, nel dare il salario, nell’osservanza delle norme di lavoro.
Che cos’è la ‘giustizia’ nella Bibbia? L’uomo giusto è la persona che si comporta secondo la volontà di Dio, sia individualmente, che nella famiglia e in tutti gli altri campi. La volontà di Dio è al primo posto: è con essa che vengono sorretti ed esaltati i valori naturali. E l’uomo biblico adotta, secondo il progetto di Dio, comportamenti coerenti. Dio ha fatto l’uomo a sua immagine e somiglianza e la Bibbia sottolinea l’eccelsa bontà dell’azione di Dio. L’uomo, in quanto persona, agisce dunque per Dio.
San Giuseppe è stato uomo giusto secondo il cuore di Dio: non è stato dichiarato uomo giusto secondo l’opinione pubblica, né secondo i punti di vista personali, ma solo ed esclusivamente secondo l’unico punto di riferimento, che è Dio. Così San Giuseppe, oggi, è per noi l’uomo giusto, vero e autentico, che persegue e realizza sempre la volontà di Dio.
Quanto al beato papa Giovanni Paolo II, occorre premettere che egli è dichiarato tale, in quanto la sua santità è riconosciuta quale essenza della sua vita quotidiana. Giovanni Paolo II ha sempre avuto una visione altissima della dignità della persona umana, esaltando nell’uomo anche il valore umano del lavoro. Tra l’altro il Papa, sintetizzando i principi della dottrina sociale della Chiesa, nel parlare del valore del lavoro, ha evidenziato la necessità della solidarietà umana, che deve impegnare tutti sia nel presente che nel futuro. Nell’enciclica Laborem exercens la santità del lavoro si sviluppa in tutta la sua ordinarietà: la spiritualità del lavoro deve permeare tutta la persona umana, che si sforza di identificarsi con l’insegnamento e la vita di Cristo lavoratore. Giovanni Paolo II ha insegnato che quello che conta non è ” il genere di lavoro che si compie, ma il fatto che colui che lo esegue è una persona» (Laborem ex. n. 6)’.
Dall’esempio di San Giuseppe e del papa Giovanni Paolo II, bisogna trarre questo insegnamento, ha continuato l’Arcivescovo: attraverso il lavoro l’uomo, creato a immagine di Dio, partecipa alla Sua opera e si adopera con tutte le sue forze a svilupparla e completarla. Così egli è ‘giusto’ davanti a Dio.
Chi sono, dunque le persone giuste? Coloro che impostano la vita, in tutti gli aspetti, secondo la volontà di Dio, nei suoi doni, pervenendo, di conseguenza, alla conoscenza della verità.
Raggiungere la conoscenza certa della verità è possibile, poiché Dio aiuta la ragione a capire la pienezza della verità. Si deve crescere nella conoscenza della verità, essendo illuminati dalla fede, con la preghiera. Qui si costruisce la vera libertà. La vera libertà si sveste dei condizionamenti che impediscono la vera conoscenza. Una falsa libertà distrugge le persone.
Qual è l’autentico concetto di libertà? Eccolo: ‘No’ a ciò che impedisce di fare il bene della persona; ‘Sì’ al  vero bene davanti a Dio. E in questo, la volontà è sorretta dalla Grazia di Dio che ci rende liberi di amare. Più viviamo i valori naturali, più siamo aiutati dalla fede, più siamo liberi, uomini liberi.
La mia preghiera, ha concluso, va, oggi, per gli operatori della Pastorale Sociale del Lavoro, perché siano illuminati. In speciale modo essa vuole raggiungere coloro che si trovano in difficoltà economiche a causa della mancanza di lavoro, per i cassintegrati, i disoccupati, i bisognosi di lavoro: chi può, li aiuti ad uscire dal tunnel della disoccupazione.
La dignità del lavoro umano, fondata sulla persona umana, e il suo alto contributo di collaborazione all’opera di Dio creatore e redentore sono elementi fondamentali che aiutano a discernere anche le situazioni attuali di conflittualità nel mondo del lavoro.
Con il saluto finale ai convenuti il Vicario generale, Don Alberto Graziani, ha inteso sottolineare l’appartenenza a Dio anche nel lavoro, il ringraziamento all’Arcivescovo che presta attenzione a questo tema, l’esortazione alla Pastorale Sociale del Lavoro a proseguire la strada intrapresa.
Mirro Amoni
Collaboratore Pastorale Sociale del Lavoro Diocesana