I vescovi dell’Emilia-Romagna invitano i parroci a mettere a disposizione locali per le attività scolastiche dei ragazzi

Bologna, 15 gennaio 2021

La perdurante pandemia da covid-19 costringe gli studenti, in particolare quelli della scuola di secondo grado, ma anche tanti universitari, ad un confronto complesso con l’insegnamento a distanza (DAD). La mancanza o la frammentarietà della relazione educativa in presenza si fa sentire, tra i circa 200.000 studenti delle scuole statali e paritarie dell’Emilia-Romagna. Le nostre comunità cristiane, che in quest’ultimo anno si sono rese ancora più creativamente vicine alle persone colpite dalla pandemia, avvertono con particolare forza la criticità di questa situazione e potrebbero intensificare questa vicinanza, favorendo l’alleanza educativa, più volte richiamata dal Papa, tra famiglie, scuole e studenti.

E’ con questo spirito che la Conferenza Episcopale Emilia-Romagna invita le parrocchie a considerare la promozione o l’accoglienza di servizi di sostegno allo studio per adolescenti e giovani della scuola di secondo grado. Sarebbe un apporto significativo all’apprendimento e alla socializzazione. Non pochi tra questi studenti sperimentano una certa solitudine, anche nella propria casa, quando i loro genitori sono forzatamente assenti per lavoro; altri hanno difficoltà a studiare, perché le stanze sono condivise con i familiari o perché sono dotati di strumenti inadeguati o connessioni digitali scarse; è una vera povertà educativa, quella che la pandemia ha evidenziato.

Sentito l’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia-Romagna, invitiamo quindi le parrocchie, dove vi siano le condizioni, a mettere a disposizione spazi in cui gli studenti, in orario antimeridiano o pomeridiano, possano seguire le attività curricolari svolte a distanza, affrontare lo studio personale e, dove siano disponibili insegnanti fuori servizio o in pensione, integrare gli apprendimenti carenti. I servizi, nella logica dei “patti di comunità”, andrebbero in primo luogo condivisi con Enti Locali e associazioni di volontariato, sulla base delle esigenze degli studenti, così come rappresentate dalle scuole.

L’accoglienza dei giovani implica ovviamente la libera adesione delle famiglie, nel rispetto delle regole definite dall’Autorità sanitaria per la prevenzione del contagio; ed implica pure la presenza di persone adulte (volontari, docenti, educatori, genitori) che, oltre a vigilare, possano accogliere, aiutare e accompagnare i ragazzi nelle loro esigenze differenziate.

Con profonda gratitudine verso i parroci e i collaboratori.

 

I Vescovi della Conferenza Episcopale Emilia-Romagna