Essere insegnante di religione

Essere insegnante di religione

Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 2/2011
Dedichiamo questa pagina all’insegnamento della religione cattolica nelle scuole. Il termine ultimo ‘ per scolari e studenti ‘ per scegliere di avvalersi di questo insegnamento è il 12 febbraio 2011.
Mi sono interrogato più volte su cosa significhi essere oggi un giovane insegnante di religione, specie di fronte a un pubblico di adolescenti. Cosa può dare un membro della mia generazione alla scuola, al mondo dell’educazione e, in particolare, all’educazione religiosa? Noi, generazione cresciuta in tempo di pace e abbondanza, ‘allevata’ dalla prima esplosione della Tv commerciale: cosa possono dare questi ‘ragazzi’, nati tra gli anni ’70-’80, ai giovanissimi nati invece a cavallo dei due millenni?
I giovani della mia età hanno inaugurato la stagione del ‘dopo la cresima via dalla parrocchia’, gli stessi sono stati fatti oggetto di indagini sociologiche sulla perdita dei valori e di riferimenti certi, sono questi ultimi, infine, che stanno vivendo oggi il dramma della precarietà e della scarsità di lavoro. Figlio dunque di quest’epoca controversa, ma allo stesso tempo, uno dei figli in primis della fede cristiana, è stato appassionante – e al contempo per niente facile- affrontare criticamente le ‘zone di buio’ ereditate dalla contemporaneità.
Questo lavoro dunque, di insegnare, di educare ragazzi molto giovani, mi ha dato proprio questa possibilità: di rileggere i miei valori cristiani, di purificare le mie azioni, affinché potessi offrire ai miei alunni dei momenti formativi che avessero il sapore gustoso della verità e della speranza, piuttosto che quello amaro dell’impossibilità di dare esempi e valori. Specie negli ultimi cinque anni di insegnamento nelle scuole medie, ho ricevuto veramente tanto, più di quello che ho potuto dare, perché insegnare la religione cattolica ha significato per me niente meno che affrontare alcuni nodi culturali della nostra società, tra cui:
1. esistono valori certi?
2. E’ ancora valida la tradizione cristiana nel nuovo millennio?
3. E’ possibile ancora oggi educare o ci si deve limitare solo a istruire, ovvero a impartire solo conoscenze e competenze?
4. E’ ancora possibile, oggi, attribuire un minimo di prestigio alla figura dell’insegnante e in particolare a quello di religione?
Il dono, che ho ricevuto da questa esperienza lavorativa, consiste proprio nella risposta affermativa a queste domande, con grande sorpresa mia e buona pace di tutte le crisi del mondo. Fintanto che possiamo parlare e creare relazioni umane significative con i giovanissimi, non mancheranno occasioni per constatare che:
1. sono avidi di ascoltare consigli e valori, se questi sono aderenti alla loro situazione di vita ed età.
2. Le manifestazioni culturali del cristianesimo e i contenuti della fede possono ancora colpire profondamente e stupire.
3. Educare vuol dire anche dare senso alle cose si fanno, le materie diventano così veramente meno distanti e, provare per credere, i ragazzi hanno fame di questo.
4. Se i ragazzi avvertono che i loro insegnanti ‘ci tengono’ a loro, e se vedono che sono competenti e corretti, non c’è stipendio o statuto giuridico ideale che possa eguagliare la stima che è possibile ricevere.
 
Cristian Simoni
Docente I.R.C.
 
Ufficio Pastorale Scuola e I.R.C.