Donne nella Chiesa, maestre di tenerezza

Donne nella Chiesa,
maestre di tenerezza

 

Dal “RisVeglio Duemila”  N. 19/2016

 

L’esperienza dell’Ordo Virginum in diocesi raccontata dalla consacrata Simona Scala

“La tenerezza: credo che le donna possano dare proprio questo alla Chiesa. Capacità di ascolto, cura, attenzione sono caratteristiche alle quali tante volte ci ha richiamato Papa Francesco. E d’altra parte nel mio servizio quotidiano vedo che ce n’è tanto bisogno”. È il ruolo delle donne nella Chiesa, secondo Simona Scala, l’unica (per ora) consacrata nell’Ordo Virginum della nostra diocesi. Nei suoi due anni di servizio alla Chiesa locale (è stata consacrata il 12 aprile 2013) ha colto questa particolarità nel suo ministero, che anche la Chiesa a livello italiano sta riscoprendo: è del 2013 la nota pastorale che riconosce e stabilizza questa forma di verginità consacrata.

L’Ordo Virginum è infatti una particolare forma di consacrazione (non c’è un’ordinazione né un sacramento) presente nella Chiesa dei primi secoli ma che poi si è persa con la nascita di conventi e monasteri, soprattutto per una questione di sicurezza. Negli anni ’70 è stata ripresa e da allora le vocazioni sono in costante aumento.

Le sue caratteristiche sono la diocesanità, la sponsalità (essere immagine della “Chiesa sposa di Cristo”), l’impegno alla verginità e la laicità: “La nota pastorale e tutta la nostra formazione punta molto sul nostro essere spose, figlie e anche sul tema della nostra maternità nella Chiesa. Mi sono posta più volte la questione. E ho riscoperto la mia maternità in altre forme.

A scuola, al catechismo e nel mio servizio è capitato che qualche bambini mi chiamasse ‘mamma’ e questo mi ha fatto pensare. Perché, in forma diversa e per un certo senso moltiplicata, mi sono sentita anch’io tante volte madre”.

Tenerezza e maternità: due valori a cui papa Francesco richiama costantemente la Chiesa e forse anche per questo chiede e esorta a un maggiore protagonismo delle donne nelle comunità ecclesiali. Non più tardi della settimana scorsa, l’intenzione resa pubblica durante un incontro con le Superiori generali, di creare una “commissione che studi che ruolo avevano le donne diacono nella chiesa dei primi secoli”, ha fatto titolare ad alcuni giornali nazionale “Francesco apre alle diaconesse”, per qualcuno addirittura “alle donne prete”. Cortocircuito mediatico. Anche perché essere protagonisti nella Chiesa non può voler dire scalare la gerarchia ecclesiastica, ma servire. E le donne lo fanno già, in molti modi.

Occorre valorizzare sempre di più questo stile, quello della tenerezza nella Chiesa, tratto caratterizzante del servizio delle donne ma per farlo l’unica via non è certo essere preti o diaconesse.

Abbiamo citato il caso di Simona, ma anche nella nostra diocesi sono tante le donne che fanno “bella” la Chiesa, a partire da quelle che vivono nei nostri due monasteri di clausura, quelle che fanno parte dei 13 ordini presenti sul territorio che dall’educazione alla carità lavorano quotidianamente a fianco di ragazzi e persone in difficoltà, senza ovviamente dimenticare le tante mamme e mogli o donne laiche che si mettono al servizio di una parrocchia come catechiste e non solo.

A noi, a loro, Papa Francesco affida un compito importante: accompagnare la sua Chiesa sulla via della tenerezza.

 

Daniela Verlicchi