60° Anniversario della morte di Mons. Morelli

60° Anniversario della morte di Mons. Morelli

Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 3/2011
Lunedì 24 gennaio ricorrono i sessant’anni della morte di Monsignor Giulio Morelli, fondatore nel 1920 dell”Ospizio Infanzia Abbandonata’ che a Ravenna è stato un punto di riferimento, un approdo sicuro, per migliaia di bambini senza famiglia e/o sulla strada. Ancora oggi, l’opera di Mons. Morelli continua attraverso diverse realtà educative e assistenziali molto attive in città. Questo importante anniversario sarà ricordato lunedì 24 gennaio alle ore 17 nella chiesa della Scuola per l’Infanzia ‘Mons. Morelli’, in via San Gaetanino, 32, con una Santa Messa celebrata dall’Arcivescovo Mons. Giuseppe Verucchi e concelebrata da numerosi Sacerdoti.
 
Dalla presentazione del libro ‘Un prete che scelse gli ultimi ‘ Giulio Morelli’ edito a cura dell’Opera Mons. Morelli di Ravenna nel novembre 1983.
Cominciare dagli ultimi: farsi carico delle sofferenze e delle miserie dei più emarginati e dei più abbandonati e dei più umiliati, farsi voce di chi non ha voce, sostegno di chi è più debole, per ricordare a tutti dignità e speranza: è l’indicazione pastorale fondamentale della Chiesa di oggi dopo la fioritura del Concilio. Nell’oscurità del periodo forse più ignorato e duro della storia della Chiesa in Ravenna vi furono numerose figure esemplari di sacerdoti che non dovettero cadere nell’oblio e di laici, uomini rari e più numerose donne e giovani che cooperarono con essi con umiltà e pronta carità. ‘Erano tempi molto difficili per la religione a Ravenna quegli anni. Le immagini sacre venivano abbattute e profanate: il parlare del Papa un delitto di lesa nazione; l’andare a Messa un atto di eroico coraggio. Il Clero avvilito e diviso si era ritirato in sacrestia e non sapendo far di meglio, badava solo alle proprie beghe interne” (così scrive Mons. Mario Mazzotti nel commosso discorso commemorativo di Mons. Morelli nel centenario della nascita).
Ma pur in questa avvilente e scoraggiante realtà non mancano figure rare di sacerdoti zelanti e impegnati che reagiscono con un più vivo spirito di dedizione e di carità: e converrebbe ricordarli tutti, uno per uno. Ma due figure particolarmente emersero: Don Lolli e Mons. Morelli. La via che scelsero, in modi diversi, con diversità di temperamento e di carattere fu la stessa: un’altissima spiritualità, un’esemplare vita di fede sacerdotale e l’apertura del cuore a tutti, ma specialmente ai più abbandonati, con povertà e carità esemplari.
La fiamma d’amore che ardeva in Mons. Morelli traspariva dal suo stesso modo di atteggiarsi, dai suoi gesti, dalla luminosità degli occhi limpidi e sereni, a specialmente dalla dolcezza del suo sorriso.
Parroco a S. Vittore, la zona certamente, allora, più misera e malfamata, teneva sempre, costantemente aperta la porta della sua casa a tutti e tutti accoglieva con quel suo stupendo sorriso.
L’opera dei ‘rifiuti’ chiamò il suo impegno: cioè la raccolta per le case della città di quanto le famiglie non usavano o gettavano via, per ricavarne i mezzi per aiutare i ‘rifiuti’ della sua povera gente che egli con infinito amore cercava di aiutare, soccorrere, consolare, rialzare. Rispettoso della loro dignità di umiliati figli di Dio, si fece loro padre e fratello amoroso, particolarmente commosso della sofferenza dei più piccoli, dei fanciulli, dell’infanzia abbandonata, come chiamò la sua opera quando poté realizzare il suo sogno più grande. All’ostilità e al disprezzo rispose con la dolcezza invincibile del suo sorriso: vide al di là del muro dell’ottuso anticlericalismo le ferite e le piaghe della povera gente, degli ultimi, dei rifiutati dalla società e si prodigò totalmente per loro come buon samaritano. L’amore si rivelò più forte dell’odio, più convincente dei pregiudizi, vincente sul disprezzo e l’ostilità. Il suo donarsi nell’amore con sacerdotale carità cristiana sgelò i cuori, penetrò le anime, sgretolò il muro dell’indifferenza e del disprezzo, diffuse attorno a lui e alla sua opera un’atmosfera di serenità, di fraternità, di ammirazione, di affetti che dissolveva l’aria cupa dei pregiudizi e dell’astio. Perché all’amore nessun cuore può restare impenetrabile: contro l’incredulità e l’ostilità on serve argomentare: le parole rimbalzano respinte e incomprese se la carità non apre alla verità’ Dio è verità, ma essa passa per la sua carità, la parola più alta e invincibile del Verbo parte dal cuore spaccato del Cristo crocifisso.
La via, l’esempio, la luce che ci viene da Mons. Morelli e Don Lolli, che operarono in tempi per tanti aspetti così diversi dal nostro, sono anche oggi attuali per l’eterna attualità del Vangelo. Alla dilagante secolarizzazione e caduta dei valori spirituali e morali, la risposta è, pur con modalità e strutture diverse, ancora quella che traspariva nel sorriso dolcissimo di Mons. Morelli.
Benigno Zaccagnini
 
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